I sette martiri della Zona A Gusen anche il vicesindaco 

Le celebrazioni. Ieri a Mauthausen il ricordo della liberazione del Lager in cui vennero deportati i civili bolzanini Con il gonfalone del Comune Andriollo e per la prima volta Baur. Repetto come consigliere provinciale



Bolzano. 5 maggio 1945: i soldati americani liberano il campo di concentramento di Mauthausen. Il giorno dopo entrano a Gusen, uno dei campi collegati. Rappresentanti di tutta Europa sono tornati ieri, come ogni anno, a Mauthausen per celebrare la fine dell’incubo. C’era anche il Comune di Bolzano, che dal 2000 invia una propria delegazione per ricordare i sette bolzanini morti a Gusen, deportati dopo la prigionia nel Lager di Bolzano: Adolfo Beretta, Gerolamo Meneghini, Erminio Ferrari, Tullio Degasperi, Decio Fratini, Romeo Trevisan e Walter Masetti.

Ad accompagnare il gonfalone del Comune, con due agenti della polizia municipale, a Mauthausen e poi a Gusen c’erano il vicesindaco Christoph Baur, l’assessore Juri Andriollo, la responsabile dell’archivio storico Carla Giacomozzi, Primo Schönsberg (Anpi). Era la prima volta che un vicesindaco della Svp rappresentava il Comune alla cerimonia nel Lager (25 chilometri da Linz, Austria). «Non avevo mai visitato Mauthausen, volevo farlo», raccontava ieri Baur. E c’era anche Sandro Repetto. Negli ultimi anni aveva portato il gonfalone di Bolzano come assessore. Ieri per la prima volta vi ha partecipato come consigliere provinciale (Partito democratico). Il ricordo dei «Sette di Gusen» gli è particolarmente caro. Porta la firma di Repetto la mozione approvata il 14 marzo dal consiglio provinciale «Promuovere dei viaggi al campo di concentramento di Mauthausen» che incentiva le scuole a organizzare viaggi di studio anche in questo Lager, «per fare capire il destino di tanti deportati civili del Lager di Bolzano, che ebbero la sventura di approdare in questo luogo di sofferenza e di morte e fare conoscere i nostri sette concittadini che morirono per i valori di libertà e democrazia». Ieri Repetto si è recato da solo a Mauthausen e Gusen, senza il gonfalone del consiglio provinciale. «Mi auguro che sia solo l’inizio», così il consigliere. La sua mozione chiede infatti al presidente del consiglio provinciale di «caldeggiare» una ampia partecipazione di consiglieri. Andriollo ha reso omaggio alle lapidi di Gusen. Accanto a Walter Masetti viene ricordato don Narciso Sordo, il sacerdote trentino internato a Bolzano e poi deportato a Mauthausen. Andriollo, commosso, racconta: «La società odierna tende ad essere cedevole nei confronti dell’uomo forte, della politica che genera divisioni per categorie sociali. Crateri del dolore come Mathausen ti obbligano a mantenere fermi gli argini democratici rispetto all’involuzione di una certa politica identitaria e razziale che si vorrebbe nuovamente imporre anche in Europa». Oltre ai rappresentanti di governi e città, come il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, tanti giovani al lager. «Una iniezione di vita in un luogo di morte», così Andriollo. Repetto elenca i morti bolzanini: «A Gusen per rappresentare la Provincia nel ricordo degli internati militari italiani, i prigionieri di tutte le nazionalità e i nostri bolzanini, i "sette martiri della zona industriale": Tullio Degasperi, 39 anni, operaio della Magnesio. Erminio Ferrari, 40 anni, pompiere. Decio Fratini, 40 anni dirigente Ceda. Walter Masetti, 35 anni, operaio della Lancia. Adolfo Beretta 55 anni, gestore della trattoria "Val d'Ega" a Cardano. Gerolamo Meneghini, 33 anni, operaio della Feltrinelli e Romeo Trevisan, operaio della Lancia». Sette bolzanini, sottolinea Repetto, «concittadini e fratelli costretti ad essere eroi per rimanere uomini». FR.G.

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