I RICHIEDENTI ASILO 

I volontari: «Dal decreto insicurezza e sofferenza»

BOLZANO. I volontari dell’accoglienza si schierano contro il decreto «Sicurezza», approvato al Senato e che senza dubbio riceverà il via libera alla Camera. «Sicurezza? Questa legge provocherà solo...



BOLZANO. I volontari dell’accoglienza si schierano contro il decreto «Sicurezza», approvato al Senato e che senza dubbio riceverà il via libera alla Camera. «Sicurezza? Questa legge provocherà solo insicurezza e sofferenza, perché ridimensionerà l’esperienza virtuosa degli Spar (accoglienza diffusa) e cancellerà la protezione umanitaria: molte persone si troveranno proiettate nel circuito dell’illegalità e Bolzano farà di nuovo i conti con i grandi centri di accoglienza»: è questa la denuncia di Karin Cirimbelli (presidente di Sos Bozen) e Renate Mumelter (progetto «Mamma»), due esponenti del volontariato che aiuta i richiedenti asilo. Ieri hanno convocato un incontro per parlare proprio dell’esperienza dei volontari, ribadendo una serie di proposte alla Provincia: «Avrà valore solo simbolico, ma i Comuni altoatesini si uniscano ai consigli comunali che dicono no al decreto sicurezza. Usiamo l’autonomia. La Provincia non si nasconda dietro le direttive romane. Una provincia ricca come la nostra può garantire più fondi per le persone accolte, in particolare per le donne sole, che hanno bisogno di aiuto per i bambini, altrimenti non trovano lavoro». I volontari, raccontano, «sono arrivati al limite, perché da due anni lottano contro un circolo vizioso di difficoltà burocratiche. Chi ne fa le spese sono le persone che abbiamo il dovere di accogliere, dal momento che inoltrano la richiesta di protezione internazionale». Per dare peso alla protesta, hanno raccontato due casi, una mamma con bimbo neonato e un ragazzo di 18 anni, con le difficoltà per trovare un alloggio e lavoro. Lamentano l’assenza di collegamento tra i volontari, le istituzioni e le strutture che accolgono i profughi (per luoghi come l’ex Einaudi di via Galilei usano la parola «lager»): «Conosciamo queste persone quando sono sulla strada, poi veniamo esclusi dalla loro vita».













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