Il Cnsas: «C’è troppa impreparazione» 

Giornata informativa ieri per scialpinisti e chi va con le ciaspole



BOLZANO. «Sta aumentando in maniera esponenziale il numero degli appassionati di scialpinismo, ciaspole, freeride. Purtroppo però non aumenta di pari passo la consapevolezza del rischio al quale ci si espone, facendo certe attività tanto affascinanti quanto pericolose. È vero che il rischio zero non esiste, ma la preparazione come sinonimo di conoscenza della disciplina, capacità di leggere un bollettino valanghe e di usare al meglio le attrezzature per prestare eventualmente i primi soccorsi, può ridurlo in maniera sensibile». Così Giorgio Gajer, presidente del Soccorso Alpino e Speleologico Alto Adige del Cnsas, spiega lo spirito della Giornata della sicurezza sulla neve, organizzata proprio ieri dal Corpo nazionale del soccorso alpino assieme al Cai e al Servizio valanghe. L’obiettivo è sensibilizzare per cercare di prevenire gli incidenti sulla neve che si possono trasformare in tragedia.

Come è successo nella giornata di sabato sulle montagne dell’Alto Adige: due le vittime. Entrambe giovani, entrambe atleticamente preparate. Jakob Pallhuber, 21 anni di Valdaora, è morto facendo fuori pista a Monte Spico in Valle Aurina, travolto da una valanga; qualche ora dopo, in Val Gardena, un’altra valanga ha ucciso Gabriele Torno, 35 anni di Novara, che con un amico stava salendo lungo un canalone per raggiungere «La Piera», una cascata di ghiaccio.

Quattro le Stazioni del Soccorso Alpino Alto Adige che hanno partecipato all’iniziativa: sabato sera a Melago/Vallelunga c’è stata una conferenza sul tema della sicurezza; ieri le dimostrazioni pratiche sul campo con la sezione della Bassa Atesina impegnata a Passo Oclini; quella di Bressanone alla Plose; mentre gli uomini del soccorso alpino di Vipiteno erano al Rifugio Passo Giovo.

«Grazie anche alla giornata di sole - spiega Gajer - sono state alcune centinaia le persone che hanno ascoltato i consigli dei nostri volontari e, ancora una volta, ci siamo resi conto di quanto scarse siano la preparazione e le conoscenze di coloro che si avventurano in una gita di scialpinismo, con le ciaspole o fanno freeride vicino alle piste. Per molti è stata l’occasione per imparare, ad esempio, come si usa l’Arva. Capita che uno acquisti l’ultimo modello dell’apparecchiatura che consente di individuare magari il compagno rimasto sotto una valanga, ma non si preoccupi di imparare ad usarlo. O ancora peggio, si dimentichi di accenderlo prima di partire per un’escursione con gli sci o le ciaspole. Conoscere il funzionamento di quest’apparecchiatura è importantissimo, perché proprio nel caso in cui si venga travolti da una valanga, il primo soccorso lo può prestare il compagno che si sia salvato, in attesa dell’arrivo dell’elicottero. Fondamentale è la consultazione dei bollettini meteo e valanghe. Certo una giornata di sole invoglia ad andare, ma è indispensabile conoscere lo stato del manto nevoso e del vento. Lo ripeto: il rischio in particolare in attività di questo tipo non si elimina, ma si può ridurre».

L’importante è che l’iniziativa di ieri abbia fatto passare almeno questo messaggio. Inducendo magari qualcuno ad iscriversi ai corsi organizzati anche da Cai e Alpenverein, dove personale esperto tiene lezioni teoriche e pratiche su come si affronta la montagna in particolare in inverno, visto che in certe situazioni leggerezza e improvvisazione non sono ammesse. (a.m)













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