Il medico rischia la radiazione dalla professione 

Le reazioni. Monica Oberrauch, presidente dell’Ordine dei medici è cauta, ma chiara. Mazzoleni (Anpo): «Mai sospettato niente» 


PAOLO Tagliente


BOLZANO. La notizia dell’arresto di Paolo Girardi s’è abbattuta come un meteorite sugli ambienti sanitari. E non solo su quelli. Incredulità, sgomento e stupore, un mix di reazioni anche tra chi conosce il chirurgo e fatica non poco a credere nelle pesanti accuse che i carabinieri e la procura di Bolzano gli muovono. «Le indagini sono ancora in corso – commenta Monica Oberrauch, presidente dell’ordine dei medici dell’Alto Adige – e, quindi, non posso fare alcun commento sulla vicenda». Naturale chiedersi se, nel caso in cui le accuse venissero confermate, l’ordine prenderà provvedimenti nei confronti del professionista. «Certo – conferma Oberrauch – l’ordine avvierà un procedimento disciplinare nei confronti del collega. È la prassi, a maggior ragione di fronte a un provvedimento tanto grave come l’arresto. E, come sanzione massima, è prevista anche la radiazione dall’ordine».

Cauto anche Guido Mazzoleni, primario di Anatomia e Istologia Patologica dell'ospedale San Maurizio e da due anni a capo del sindacato primari Anpo. «Sono fuori città – ha spiegato, ieri mattina – e, quindi, le notizie che ho sono davvero poche. Per questo, posso solo dire che, se procura e carabinieri hanno deciso di procedere al suo arresto, credo avessero buoni motivi per farlo. Certo, dispiace che un collega abbia fatto, sempre ammesso che le abbia fatte, delle cose illegali». Obbligatorio chiedere a Mazzoleni se, prima e durante le indagini, se gli fosse magari arrivato all’orecchio qualcosa su ciò che faceva Girardi, una chiacchiera, un sospetto. «Assolutamente nulla» taglia corto il primario. Indagini che, è bene ricordarlo, sono partite alla fine dello scorso anno, proprio da una segnalazione arrivata dall’azienda sanitaria, nella persona di Marco Cappello, direttore della Ripartizione legale e affari generali dell’azienda sanitaria e anche coordinatore della Commissione disciplina e responsabili Prevenzione Corruzione e Trasparenza. Cappello, informato di quanto accadeva, s’è immediatamente rivolto alla procura bolzanina. Una segnalazione riferita a un singolo caso, ma poi ne sono emersi altri. E le indagini degli investigatori dell’Arma sono subito partite, appurando che il medico si sarebbe fatto consegnare dai familiari circa 300 euro per ogni piccolo paziente che veniva sottoposto all’intervento di circoncisione. Interventi di circoncisione rituale, che sarebbero interamente a carico del paziente - circa 900 euro - , ma che il chirurgo faceva passare per operazioni fatte a seguito di diagnosi di “fimosi serrata” ovvero “prepuzio esuberante e fimosi”.

E la cosa andava avanti da tempo.













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