Il nuovo carcere ora rischia di saltare 

La società Condotte, commissariata, non sarebbe in grado di garantirne la gestione. Provincia nell’angolo


di Paolo Campostrini


BOLZANO. I poli sono nell'angolo. Il museale dentro le secche di una trattativa che si trascina troppo incerta, il bibliotecario e quello carcerario soffocati dal fallimento Condotte. Ma è quest'ultimo che sta peggio. Perché? L'appalto che il grande gruppo adesso in piena crisi si è aggiudicato non prevede solo la costruzione del nuovo carcere in zona Agruzzo ma anche la sua gestione pluriennale, l'organizzazione dei servizi, la cura del tempo libero, il personale, l'amministrazione interna. E Condotte, oggi nelle mani di un commissario, può solo sperare di sopravvivere agli assalti dei creditori eseguendo i cantieri in corso, non certo immaginarsi nel lungo periodo con in mano una struttura così delicata e sensibile come un polo carcerario. Ecco perché in Provincia temono di essere finiti sotto una congiunzione astrale senza paragoni. «È sfortuna, che altro? - si lascia sfuggire Eros Magnago, segretario generale di Palazzo Widmann -. Per i due poli abbiamo compiuto con zelo ogni atto necessario. In particolare sul carcere, l'amministrazione provinciale si è spesa in impegno contrattuale ma pure politico, ottenendo anche i finanziamenti statali. Il rischio d'impresa, beh, quello non lo si poteva prevedere: Condotte era una potenza...». Per cui ora la notizia, anzi le notizie sono due e riguardano sia le ex Pascoli che il grande disegno del trasferimento della struttura di via Dante in un luogo più degno di una civile amministrazione carceraria. Eccole: 1) la segreteria generale della Provincia ha scritto al commissario che sta gestendo la situazione fallimentare di Condotte perché inserisca anche il polo bibliotecario tra le opere che il gruppo potrà condurre a termine: finora erano state inserite le più grandi, come le Tav fiorentine e venete e le superstrade siciliane, ora si conta di poter includere anche un cantiere meno importante come quello bolzanino; 2) sia per questo polo che per quello carcerario la Provincia ha dato incarico nelle ultime ore alla propria avvocatura di disegnare un piano "b". Cosa prevede? Per il primo caso, le ex Pascoli, la possibilità di avviare in tempi molto rapidi la procedura che consente di assegnare al secondo arrivato nel concorso per l'appalto integrato la costruzione della biblioteca comune ai tre gruppi linguistici; per il secondo caso, il nuovo carcere, di porre in atto ricerche di tipo giuridico contrattualistico per poter inserire un altro eventuale soggetto nei compiti di gestione della struttura. «Anche se - obietta Magnago - non è escluso che sia lo stesso commissario di Condotte a offrirci una soluzione o a indicare la strada». Perché, e questa è la percezione dei funzionari che in questi ultimi giorni hanno steso la rete dei contatti, la gestione commissariale tenderebbe a tenersi aperte tutte le porte per “accumulare” cantieri, così da far scendere la proporzione tra debiti e crediti esigibili. Una delle ragioni della crisi del grande gruppo infrastrutturale è infatti questa: per tanti lavori eseguiti, soprattutto con committenza pubblica (statale o regionale) non sono arrivati ancora i pagamenti. Si calcola che se Condotte fosse rifusa di tutte le sue spese per opere messe in atto, giungerebbero nelle sue casse decine di miliardi di euro. Ecco perché anche i poli bolzanini, usciti dalla porta di Condotte (visto che non sono stati a tutt'oggi inseriti nei cantieri della prossima good company) potrebbero entrare dalla finestra per via di una decisione autonoma del commissario. Questo è quello che ancora sperano in Provincia. Anche se qualsiasi prospettiva è legata a tempi forse non compatibili con le aspettative del territorio. «Ci vorranno mesi solo per capire che succede a Condotte - sussurra un funzionario - e poi anni, eventualmente, per ricomporre il puzzle dei bandi di concorso e delle riassegnazioni». Con una eventualità, teorica ma certo curiosa, all'orizzonte: in base agli accordi intercorsi tra i due enti all'epoca della vendita delle ex Pascoli da parte del Comune alla Provincia, quest'ultima sarebbe tenuta a rifondere il municipio nel caso il polo non fosse costruito. «Ci mancherebbe solo questo», commenta il segretario generale.













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