Il padrone del pitbull killer rischia due anni di carcere 

È indagato per «uccisione di animale». La Procura ora ha chiuso le indagini  Non impedire un evento, che si ha l’obbligo di impedire, equivale a cagionarlo


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Il proprietario del cane America Pitbull Terrier che lo scorso 14 ottobre ha sbranato ad Oltrisarco un cagnolino di piccola taglia davanti alla padrona terrorizzata, rischia una condanna sino a 2 anni di reclusione.

La Procura della Repubblica ha chiuso l’inchiesta notificando all’imputato l’avviso di conclusione indagini per il reato di “uccisione di animali”, contemplato all’articolo 544 bis del codice penale.

L’impostazione giuridica del procedimento penale fa riferimento diretto all’articolo 40 del codice penale che sancisce un principio fondamentale: non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo.

In altre parole il sostituto procuratore Luisa Mosna, ha preso atto che il proprietario del Pitbull Terrier, pur conoscendo l’indole aggressiva del proprio cane, non ha messo in atto alcun accorgimento per controllarlo, come sarebbe stato suo dovere fare. Il proprietario del Pitbull, quindi, è stato iscritto sul registro degli indagati per “uccisione di animale” (che presuppone la volontarietà del fatto) e con questa imputazione rischia la citazione diretta davanti al tribunale. L’avvocato difensore del proprietario del Pitbull avrà tempo una ventina di giorni per depositare eventuale documentazione a propria discolpa. Non sarà facile. Con l’attuale impostazione del procedimento l’indagato dovrebbe riuscire a dimostrare di aver messo in atto tutti gli accorgimenti possibili per controllare le azioni del proprio cane. In realtà il Pitbull non era al guinzaglio ed era privo di museruola. Il pomeriggio dell’aggressione il Pitbull arrivò di corsa lungo il marciapiede di via Claudia Augusta e, all’altezza del bar Principe, azzannò su un fianco il cagnolino Billo che era al guinzaglio e stava passeggiando con la sua padrona, la signora Renata Fabisiak , di nazionalità polacca, regolarmente in Italia da 22 anni. La donna non riuscì a fare nulla per difendere il suo cagnolino che venne sbranato davanti ai suoi occhi. La signora, molto affezionata al suo animale, fu colta dalla disperazione: si accasciò sul marciapiede accanto al suo piccolo Billo dilaniato.

Qualche giorno dopo la donna si rivolse all’avvocato Marco Ferretti e sporse querela. «Subito dopo i fatti, – spiegò il legale - sul posto erano intervenuti i carabinieri che avevano ascoltato delle persone e stilato una relazione di servizio». Fu proprio sulla base delle dichiarazioni di alcuni testimoni diretti che il legale preparò l’atto di querela chiedendo la punizione del responsabile. In caso di processo la donna si costituirà parte civile, quantificando anche la richiesta economica risarcitoria.

Per il responsabile del Pitbull si sta delineando una situazione processuale molto pesante. Rischia come detto sino a due anni di reclusione e di dover mettere mano al portafoglio non solo per risarcire la donna ma anche per far fronte a tutte le spese legali, inevitabile conseguenza dell’ eventuale condanna. In sede processuale peserà anche il fatto che il Pitbull in questione pare fosse stato protagonista anche di altre aggressioni. Un particolare non da poco in quanto avrebbe dovuto indurre il proprietario a correre ai ripari prevedendo guinzaglio e museruola proprio per evitare conseguenze a terzi.

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