Il Tar non decide Bonvicini da 2 anni sotto le macerie

Il cantiere dell’ampliamento della clinica di Gries è fermo Il patron: «Tutte le perizie ci danno ragione, eppure...»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «C'è sempre un cavillo, e poi un ricorso e ancora una sospensiva, un bollo, il timbro che forse non si trova, l'udienza che scivola via...». Paolo Bonvicini guarda il suo cantiere con dietro la montagna. Piove, e la questione sembra ancora più grigia. La questione è che l'ampliamento della clinica è fermo da due anni. 24 mesi di giustizia al rallentatore. Cambiano le latitudini ma il Tar è come un pendolo che non si ferma mai in un punto, va e viene e nessuno paga il conto. La notizia, invece, è che finalmente è arrivata la relazione del Ctu, i tecnici d'ufficio incaricati dai giudici: il progetto è congruo, non c'è sproporzione tra cubatura e funzioni che saranno ospitate. I lavori possono partire? Sì. Oppure no, forse. Perché subito i vicini si sono opposti chiedendo di contrapporre una perizia di parte. Tra pochi giorni dovrebbe esserci la sentenza, ci sarà?

Riassumendo: il progetto per ampliare la clinica Bonvicini, indispensabile per poter ottenere le convenzioni dall'Asl e mantenere i posti di lavoro (ora la struttura, senza l'adeguamento, lavora in deroga) è pronto dal 2008. I vicini di via Pacher avviano una guerra senza tregua ("come fosse una discoteca, non una clinica silenziosa" sorridono con amarezza gli infermieri...); arriva il primo stop di due mesi, poi un altro di sei perché su una carta mancava un bollo, infine nel novembre 2013 la sospensiva di un anno per richiedere la perizia. Ne aspetteremo un’altra? Paolo Bonvicini è sull'orlo di una crisi da sala d'aspetto.

Paura di chiudere?

Anche. Ho cambiato il progetto così tante volte che non le ricordo più. Adesso i periti d'ufficio mi hanno dato ragione. Il progetto risponde ai parametri. Li hanno messi a confronto con le strutture ospedaliere di tutta la provincia. Aspetto il via libera dal Tar ad un anno dalla sospensiva. Ma temo il peggio.

Che succede se non arriva?

Mi metto nei panni dell'Asl e delle altre cliniche che premono per la convenzione. Io sono in deroga, lavoriamo tutti fuori dai parametri che la legge ora impone. Perché la convenzione dovrebbero darla ad una struttura in deroga e non ad una in ordine? Bene. Solo che la mia clinica è da sette anni che ha avviato la procedura per adeguarsi. Che faccio? chiedo i danni al Tar?

Ma non è che diventate troppo grandi?

Macché. Non ci sarà un posto letto in più. Ma se la legge è cambiata e impone 9 metri quadri per letto e non più 7 io cerco di adeguarmi per tempo. Ho tutte stanze di 25 metri con tre pazienti, adesso tutte sono "sotto" di due metri. Ho dovuto reimpostare la pianta dell'edificio. Ma la via non sarà toccata. Ho chiuso anche due finestre che davano fastidio ad un vicino. Ogni cosa è in ordine ora, ma i giudici non decidono. Che faccio, lo sciopero della sete?

Quanto spenderà?

Almeno 10 milioni. Non voglio pensare a Genova e a quei cantieri mai avviati. Ma abbiamo una giustizia che non si decide a mettere un punto fermo dopo aver analizzato e respinto decine di ricorsi. Ci sono le imprese senza lavoro, tecnici e infermieri che vedono un futuro sempre più incerto. È uno strazio.

E la pioggia sulla montagna e sul cantiere aperto?

È tutto in sicurezza. Per fortuna. Ma è una questione di decoro. I pazienti arrivano e non hanno lo spazio per muoversi. E aspetto da due anni. Ora la perizia chiesta dal Tar dovrebbe aprire ogni porta invece so di nuovi cavilli intorno ad una controperizia fatta chissà da chi.

Tra due settimane è in calendario la sentenza. O no?













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