Il voto in Alto Adige: la Svp perde la maggioranza assoluta e scende a 17 consiglieri - LIVE BLOG - STORIFY - TUTTI I DATI

Alto Adige al voto: la Svp perde la maggioranza assoluta e scende a 17 consiglieri. Crolla il centrodestra. Forza Alto Adige al 2,5% (un consigliere). Solo 5 consiglieri di lingua italiana, in giunta un solo assessore italiano. Cresce la destra tedesca. Bene Pd, Verdi e M5 Stelle. Sul voto pesa la forte astensione dell'elettorato italiano.
Kompatscher superstar oltre le 80 mila preferenze, Schuler precede Theiner
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di ALBERTO FAUSTINI

Kompatscher ha vinto: con i suoi 81 mila voti Arno ha battuto addirittura il primo Durnwalder, quello che raccoglieva - in anni sin troppo lontani - lo scettro di Magnago. Ed è riuscito nella non facile impresa di rappresentare, contemporaneamente, la continuità e il cambiamento, la gioventù e la saggezza. Non era facile, in tutti i sensi, liberarsi del fantasma di Luis. Ma Arno ce l’ha fatta e gli elettori l’hanno premiato: un esordiente che prende oltre 80 mila voti, anche in un partito come la Svp, ha in mano la carta per cambiare la piccola storia di una comunità e quella di un partito. Ma, come noto, passare dal dire al fare non è esattamente come passeggiare lungo il viale delle facili promesse.

La prima sfida, per lui, sarà quella della collegialità: in parte imposta dai numeri (visto che la Svp è scesa per la prima volta sotto la quota dell’autosufficienza), in parte imposta dal buonsenso. A lui si chiede infatti di guardare oltre il pallottoliere della proporzionale, coinvolgendo due italiani nel suo governo. Anche se in aula gli italiani sono solo cinque. La Biancofiore ha perso. E ha trascinato nel suo abisso molti italiani. Che prima hanno disertato le urne e che poi hanno scoperto di non avere più gambe per correre e uomini da mandare in consiglio provinciale: in un centrodestra un tempo assai potente, si salvano solo Elena Artioli, che resta però una leghista con forti simpatie per la Svp (vedere le sue foto con Durnwalder per credere), e Alessandro Urzì, che ha costruito una scialuppa apparentemente fragile (Alto Adige nel cuore), che però gli ha permesso di sopravvivere nel mare dei voti persi. Una bella rivincita personale, che non produrrà però grandi effetti in un parlamento locale nel quale avrà un peso scarsissimo.

Lontanissimi i tempi dei Mitolo. Bocciati senza appello i volti precocemente ingialliti di Minniti, di Seppi e dei tanti comprimari che Michaela ha ucciso più o meno lentamente negli ultimi anni. L’onorevole Biancofiore ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare. E a forza di dividere l’atomo è arrivata ad avere in consiglio provinciale un’eletta che è entrata in lista da un paio di settimane.

Un po’ è colpa di Berlusconi e di quel che accade nel Paese. Ma gran parte della colpa è della sua fedele amazzone: il suicidio politico di Michaela non ha uguali. Il centrodestra non era mai caduto così in basso. Al motto «O con me o senza di me», gli elettori le hanno in sostanza risposto all’unisono: senza di te. La Svp - considerato che è arrivata alle urne a dir poco incerottata - ha quasi vinto. Come detto, perde il diciottesimo consigliere, quello che garantisce di governare alla faccia di tutti, italiani compresi.

Ed è una sconfitta pesante, ma supera quasi indenne lo scandalo Sel, le inchieste sui fondi riservati e il pensionamento di Durnwalder, che più che spontaneo definirei “spintaneo”: bisognava dargli infatti una bella spinta, per convincerlo a farsi da parte. E la spinta è giunta. E qui sta gran parte del sapore della quasi vittoria. Qualche mese fa, nessuno avrebbe scommesso su questa sostanziale tenuta.

Figlia di primarie coraggiose e (all’inizio)non scontate, di scelte importanti, di un rinnovamento reale e anche della capacità di tenere insieme anime fra loro molto diverse. Un esempio per tutti: il successo del “discolo” Schuler, che ha strapazzato anche l’obmann Theiner e che vede con il binocolo l’uomo che è entrato in giunta il giorno del suo grande rifiuto: Elmar Pichler Rolle, uno dei più grandi sconfitti di questa corsa. Bastonato due volte: alle primarie e alle “vere” elezioni. La Svp che espelle senza tanti complimenti Elmar è comunque quella che riesce a tenere insieme Kompatscher, Schuler, l’intransigente Martha Stocker, il giovane e travolgente (in termini di consensi) Achammer, molte donne e molti volti nuovi. Difficile - soprattutto nella frammentazione generale - piegare una tale armata. I verdi, ritrovando lo spirito di Langer, hanno vinto.

Anche l’accordo con Sel, che ha garantito l’ingresso a palazzo di un terzo consigliere, s’è rivelato lungimirante. L’ex segretario della Cgil, Lorenzo Sola, non è riuscito a dar fastidio al Pd, ma i numeri parlano chiaro: la Brugger ha battuto Sola, ma i verdi ottengono il terzo consigliere, il Pd no. Il movimento - forte anche delle battaglie sulla trasparenza - ha le carte in regole per andare al governo, anche se non sarà facile, per il principe Arno (che dovrà dimostrare in fretta d’essere re), trovare uno spazio per un’anima ambientalista di cui l’Alto Adige ha invece un gran bisogno. Il Pd, dunque, ha quasi perso: resiste e si muove persino di pochi millimetri, ma - malgrado la sfilata di leader nazionali e la presenza nella stanza dei bottoni - conferma solo i due assessori uscenti. Un Tommasini lievemente indebolito e un Bizzo assai rafforzato. Uno dei due, fra l’altro, rischia di perdere la poltrona.

Senza un aiutino di Kompatscher, con cinque italiani in aula, l’implacabile proporzionale - come detto - farebbe saltare il secondo assessore italico in giunta. Ma chi, nel Pd, entrerà a Palazzo Widmann avrà paradossalmente un potere d’interdizione che in passato non si sognava nemmeno d’avere. Il Pd deve comunque avviare un’operazione simpatia. Una cosa sono i contributi a pioggia, altra cosa è la capacità di parlare ad una Bolzano che in questi anni s’è sentita troppo spesso trascurata o comunque non protetta da chi avrebbe dovuto difenderla dalle bizze del monarca e costruire un diverso concetto di condivisione. Fra l’altro: è a tutti evidente che con il sindaco Spagnolli in lista il risultato sarebbe stato ben diverso. E oggi nessuno si leccherebbe le ferite.

La destra secessionista tedesca ha stravinto: i Freiheitlichen, grazie anche alle loro battaglie contro la Svp, si sono ulteriormente rafforzati. Se i Cinque stelle qui non hanno sfondato, è anche per merito di Pius (Leitner), di Ulli (Mair) e dei loro sodali. I grillini - che forse andrebbero chiamati “grillinen”, visto che in aula entrerà un tedesco, il capolista Köllensperger - hanno comunque vinto. A queste latitudini, il fatto che riescano a strappare un biglietto per il consiglio, ha infatti del clamoroso. Ha vinto anche la Klotz: il canto della sirena Eva continua ad ammaliare: il suo è un Alto Adige che sembra fuori dal tempo - per temi, toni quasi sempre inaccettabili, idee stantie e provocazioni inutili -, ma che ancora miete consensi. Dunque è un Alto Adige (Eva inorridirà anche nel vederlo chiamato così, all’italiana) che c’è e che addirittura si rafforza. A tutto questo Arno dovrà dare risposte chiare sin da oggi.













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