In centinaia in Duomo per l’addio a Johannes 

Ieri pomeriggio i funerali dello sfortunato ventiduenne morto in un incidente  mentre saliva in auto verso Sarentino. Il ricordo commosso degli amici



BOLZANO. La bara di legno chiaro. Il duomo di Bolzano gremito. Ieri pomeriggio, la città ha dato l’ultimo saluto a Johannes Franchi, il ventiduenne morto nella notte tra venerdì e sabato mentre, al volante della sua Bmw, saliva verso Sarentino sulla statale 508. Uno schianto fatale, forse causato dalla presenza di un camoscio sulla carreggiata che avrebbe fatto perdere il controllo della vettura al ragazzo, che avrebbe compiuto una manovra brusca per evitare l’impatto con l’animale. Una morte che ha colpito nel profondo la città, dove i Franchi, famiglia di storici commercianti, sono conosciutissimi e stimati.

E ieri, sotto le volte gotiche della concattedrale, ad ascoltare le parole del parroco Albert Ebner, c’era davvero tutta Bolzano. Tanti, tantissimi ragazzi, amici di Johannes: occhi gonfi e sguardi increduli, ancora incapaci di metabolizzare una perdita così grande. Una perdita che, all’improvviso e nella maniera più straziante, ha fatto loro “toccare” da vicino la morte, in un età in cui la morte dovrebbe essere l’ultimo dei pensieri. C’erano imprenditori, commercianti, politici, artigiani e tanta tanta gente comune, vicini di casa e clienti del negozio Schönuber Franchi di via Streiter, in centro storico, che avevano conosciuto Johannes, anche per pochi minuti, giusto il tempo di apprezzarne la cortesia e la gentilezza. Un ragazzo dal carattere dolce e generoso, Johannes, di cui anche gli amici, ieri, hanno voluto tracciare un ricordo, leggendo alcuni messaggi dall’altare. Un dolore immenso, insomma, e un affetto commosso e sincero che si è tradotto anche in centinaia di abbraccia per papà Richard, mamma Veronika e per il fratello Paolo.

Durante la funzione religiosa, è stato letto l’Ecclesiaste e poi il passo del Vangelo secondo Marco in cui Gesù crocefisso si rivolge al Padre prima di spirare e pronuncia le parole «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Un brano che spiega la disperazione di chi, di fronte alla perdita di un figlio, di un familiare, di un amico, si pone dei quesiti e si rivolge al Signore per cercare una spiegazioni a simili tragedie. Spiegazione razionale che non può esserci, ma che può essere trovata solo affidandosi al volere del Signore e al suo imperscrutabile disegno. Anche perché, come ha ribadito anche ieri don Ebner, Johannes ha solo terminato il suo cammino terreno e per lui è iniziata una nuova vita nel Regno dei Cieli.

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