PERSONAGGI

In pensione Rosy Fragale, la decana degli asili nido 

Dopo 42 anni di servizio. Dal Grieserhof a via Milano passando per l’apertura del Panda. Al Quadrifoglio di Oltrisarco da un decennio. «Un gran rammarico, non poter più vedere i bimbi»


Davide Pasquali


BOLZANO. In pensione dopo 42 anni di servizio. È la decana delle assistenti all’infanzia di Bolzano. Si chiama Rosetta “Rosy” Fragale e all’asilo nido Assb il Quadrifoglio di Oltrisarco colleghe e genitori l’hanno festeggiata.

Un gran rammarico perché non avrà più a che fare con miriadi di bimbi, ora si dedicherà ad un altro nipote in arrivo e anche ad un corso di tango.

Dopo aver frequentato la scuola di puericultura a Trento, allora famosissima, poi era andata a lavorare al Grieserhof, «perché la mia specializzazione era rimanere in sala parto, nursery, bambini appena nati, assistenza». Poi Rosy fece il concorso ed entrò all’ex Onmi, ben 42 anni fa.

A quei tempi, c’erano solo due asili nido in città, via Milano e viale Venezia. «Io ero in via Milano; poi venne aperto il nido di via Gaismair. La ragazza che doveva gestirlo ebbe un incidente e allora mandarono me, per aprire quel nido. Da lì, poi, sono tornata in via Milano, dove sono rimasta per 25 anni. Sempre lì. Dopodiché, sono venuta in via Claudia Augusta, dove c’era un piccolo nido, che si chiamava il Gabbiano, un bijoux. Poi l’hanno chiuso e sono venuta qui, in piazza Nikoletti. Ormai sono quasi dieci anni che sono qua».

Ma, è come se fosse entrata ieri. «Il mio entusiasmo è tutto per questi bimbi. Non è un lavoro, è una missione». Con una differenza. «Fra quando io ho cominciato e adesso il cambiamento è stato grande. Quando io ho iniziato c’erano bambini diversi. Avevano meno esigenze, erano bambini più semplici. Avevano meno richieste. Giocavano molto con le cose semplici, da soli. Poi, man mano che sono passati gli anni, è cambiata la famiglia». C’è poco da fare. «I bimbi sono molto più stimolati, abbisognano di altre risposte, le famiglie sono forse anche più bisognose di avere una parola, un aiuto. Non siamo soltanto educatrici. A volte anche la famiglia ti chiede un consiglio».

E poi sono cambiati i modi di preparazione. «Adesso c’è una preparazione infinita. Abbiamo tanti corsi di aggiornamento. Abbiamo personale qualificato. Ci sono pedagogiste. È un altro modo di lavorare». Anche perché «è un altro modo di vivere la vita».

Comunque sia, «questa è stata la mia passione». I bambini oggi «sono molto più impegnativi, sotto un certo aspetto hanno bisogno di molte più attenzioni, perché sono molto più stimolati». E le famiglie sono molto più sole. «Una volta c’erano le nonne e i nonni, oggi mancano, non c’è più la famiglia allargata. E allora tutto è più difficile. Quindi, venire al nido e trovare una persona a cui chiedi una parola, e il problema che ti sembra grande te lo rende più piccolo o normale, ti aiuta». A contare, tanto, come già detto, la preparazione. «Nel 1999 siamo entrati nell’Assb, e tutto è cambiato. Adesso non puoi stare semplicemente coi bambini a giocare, ti chiedono sempre nuovi stimoli».













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