Inglese e tedesco? Sì, ma anche il cinese

Ogni anno trenta studenti vanno all’estero con Intercultura, soprattutto in Asia, per frequentare la terza o la quarta classe


di Federico Sanzovo


BOLZANO. Frequentare la terza superiore in Giappone oppure affrontare la quarta in India sono opzioni che ormai sono entrate a far parte della quotidianità dei giovani altoatesini.

Partire e andare all’estero per imparare o migliorare una lingua rappresenta, già da molti anni, una scelta molto apprezzata dagli studenti. C’è però un cambiamento in atto nelle abitudini dei ragazzi che oggi non si accontentano più di andare in Germania o in Inghilterra, ma optano per mete più lontane.

Tedesco e inglese, insomma, non bastano più e allora sotto con il cinese e il giapponese: «Negli anni le richieste sono cambiate - spiega Mirco Crivellaro, presidente della sezione bolzanina di Intercultura e referente per i programmi di studio all’estero - pochi anni fa si guardava molto agli Stati Uniti, adesso invece la rosa dei cinquantasei Paesi che mettiamo a disposizione dei ragazzi viene sfruttata appieno».

E infatti i giovani, di età compresa tra i quindici e i diciassette anni, partono per frequentare la terza o la quarta superiore verso le mete più disparate: «India, Thailandia, Spagna, Giappone, Cina - prosegue Crivellaro - vanno dappertutto». Come, per esempio, Alessia Spolaore che ha frequentato un anno in Messico, per poi tornare al “Galilei” di Bolzano.

Ma ci sono anche ragazzi che arrivano qui da tutto il mondo. Cinque l’anno scorso i ragazzi che sono arrivati a Bolzano per frequentare la scuola in Italia: «Abbiamo accolto cinque studenti - prosegue Crivellaro - provenienti da Cina, Indonesia, Stati Uniti, Malesia e Ungheria». Mentre i bolzanini che decidono di partire sono, in media, tra i venti e trenta all’anno. Un viaggio, quello all’estero, difficile, ma i volontari dell’associazione Intercultura non lasciano nulla al caso: «Ovviamente non possiamo risolvere i problemi che si incontrano in un’avventura del genere, che dura un anno circa - sottolinea Crivellaro - però facciamo in modo che i ragazzi e le ragazze arrivino nel nuovo Paese preparati il meglio possibile».

Per questo motivo i volontari dell’associazione, presente a Bolzano da oltre trent’anni, organizzano quattro o cinque incontri con gli studenti prima della partenza: «Nel corso di questi incontri cerchiamo di insegnare loro come affrontare le possibili situazioni alle quali potrebbero andare incontro».

Il sostegno ai ragazzi, comunque, non viene mai meno, anche grazie alla diffusione delle nuove tecnologie: «Oggi è facile rimanere in contatto con loro, perché possiamo sentirci con la chat di Facebook, oppure addirittura fare delle videochiamate su Skype. Inoltre noi volontari siamo sempre reperibili».

Volontari che, però, non possono sempre capire quali sono i problemi che i ragazzi devono affrontare in un determinato Paese: «Per questo, oltre ai nostri contatti, chi parte ha con sé anche il numero di un nostro referente nel Paese che li ospiterà». Un’esperienza che può spalancare le porte del lavoro, come nel caso di Carlo Spolaore che, dopo aver studiato un anno in Cina, si è diplomato al “Galilei” e adesso insegnerà per sei mesi in una scuola internazionale proprio nel Paese asiatico.

Insomma, partire e andare all’estero è molto più facile rispetto a una volta, anche se in alcuni casi un po’ di resistenze arrivano dalle scuole: «I professori solitamente sono molto disponibili e vengono incontro alle esigenze degli studenti. A volte però si trovano delle scuole e alcuni insegnanti che sono meno inclini a supportare iniziative come questa e non danno un grande sostegno ai ragazzi che si trovano all’estero».

Nonostante questo, i giovani bolzanini sembrano non tirarsi indietro: sono tanti, infatti, gli studenti che decidono di partire per un’esperienza che li terrà lontani da casa per circa un anno. Anche perché le nuove generazioni hanno capito che non conta solo imparare nuove lingue, ma anche conoscere e capire culture diverse dalla loro.

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