Ipes, Grando sospeso e senza stipendio

Il dirigente “congelato” in attesa dell’esito del processo. Percepisce solo un assegno “alimentare”


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Stefano Grando, l’ex dirigente Ipes travolto dall’inchiesta sul sistema di microtangenti che avrebbe caratterizzato per anni i lavori di manutenzione degli immobili, è stato sospeso dal lavoro. Ed il giudice Eliana Marchesini ha respinto il ricorso con procedura d’urgenza depositato dai legali dell’indagato.

Dal 14 gennaio scorso, dunque, Stefano Grando (che dopo il periodo di detenzione cautelare in carcere era stato adibito a mansioni non direttive all’interno dell’istituto) è stato sospeso da ogni impiego dall’Ipes e percepisce il 25 per cento della retribuzione ordinaria a titolo di «assegno alimentare mensile». Nell’ordinanza il giudice rivela che si tratta di 770 euro mensili, posto che sulla busta paga dell’ex funzionario gravano anche tre trattenute riguardanti rate di restituzione di finanziamenti ed il pignoramento di un quinto ottenuto dall’ex moglie. Per Stefano Grando, che è stato rinviato a giudizio per corruzione e truffa e sta affrontando il processo con rito ordinario, si tratta di un pronunciamento che va a cristallizzare una posizione pesante. In effetti - come emerge anche dall’ordinanza del giudice Marchesini - il procedimento disciplinare avviato dall’Ipes nei suoi confronti è una sorta di anticamera del licenziamento. Del resto anche Peter Kritzinger, uno dei principali coimputati in qualità di addetto Ipes, a conclusione del procedimento disciplinare avviato dopo il patteggiamento della condanna penale (ed il risarcimento riconosciuto all’ente), è stato licenziato per giusta causa.

In questo caso la sospensione dal lavoro di Stefano Grando è stata decisa dal direttore generale dell’Ipes sulla base del rinvio a giudizio dell’ex dirigente per truffa e corruzione, cioè dopo che il giudice dell’udienza preliminare Walter Pelino ha ritenuto per lo meno fondato il teorema accusatorio della Procura. In sostanza l’Ipes (che ha affrontato l’udienza davanti al giudice del lavoro con il patrocinio dell’avvocato Enrico Bertorelle) ha disposto la sospensione sulla base di quanto previsto dal contratto collettivo intercompartimentale in caso di avvenuto rinvio a giudizio e di una imputazione attinente il rapporto di lavoro in essere. Trattandosi però di un provvedimento facoltativo e non obbligatorio, Grando ha opposto ricorso con procedura d’urgenza davanti al giudice del lavoro che però non solo gli ha dato torto (confermando in pieno la sospensione dal lavoro) ma lo ha anche condannato al pagamento delle spese di lite quantificate in 3.300 euro. Una vera e propria batosta vista la situazione economica dell’ex funzionario. Nell’ordinanza il giudice ricorda, tra il resto, come tutti coloro che sono stati coinvolti in episodi di rilevanza penale assieme a Grando (Kritzinger, Zerbini, Rebecchi e Nascimbeni) hanno patteggiato riconoscendo, in sostanza, la fondatezza delle ipotesi accusatorie.

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