il caso

Italia - Germania, scoppia la guerra sui pesticidi

Una associazione ambientalista bavarese lancia una campagna contro l’Alto Adige. La Provincia minaccia querela



BOLZANO. La guerra dei pesticidi tra Monaco e Bolzano. Una associazione ambientalista bavarese ha lanciato una campagna contro l’uso dei pesticidi in Alto Adige. I suoi manifesti provocatori si sono fatti notare. La Provincia reagisce, minacciando di fare causa all’ Umweltinstitut München, autore della campagna.

I poster dell’associazione ribaltano l’immagine classica dell’Alto Adige come terra della natura, dell’aria buona e del verde. Una imitazione del marchio a ombrello decora la fotografia di un campo attraversato da un trattore che lascia dietro di sé una nuvola di pesticidi. Al posto del classico logo «Südtirol» compare «Pestizidtirol». L’azione, viene spiegato, nasce in contrapposizione alle campagne pubblicitarie che l’Alto Adige promuove in Germania, con immagini idilliache della natura. È invece una terra, è l’accusa, in cui si fa ricorso a una quantità enorme di pesticidi.

Ieri è arrivata la reazione della Provincia.

Il presidente Arno Kompatscher e l'assessore all'agricoltura Arnold Schuler prendono posizione così sui manifesti apparsi a Monaco a cura dell'associazione privata Umweltinstitut München. «Non permetteremo di screditare in questo modo l'Alto Adige e in maniera particolare il settore della frutticoltura», spiegano Kompatscher e Schuler, che annunciano che l'Avvocatura della Provincia sta valutando la possibilità di intraprendere azioni legali nei confronti dell'associazione che ha lanciato questa campagna.

In Alto Adige, aggiunge Schuler, «non vi è una vera e propria industria dell'agricoltura, ma un insieme di tante piccole aziende a conduzione familiare: si tratta di ben 7.000 aziende, che lavorano mediamente su appezzamenti di terreno di 2,5 ettari. Per quanto riguarda l'utilizzo di fitosanitari, inoltre, il settore locale è all'avanguardia». Sul tema interviene anche il presidente di Idm Alto Adige, Hansi Pichler,che pure da parte sua ipotizza il ricorso agli avvocati. Pichler parla di un «utilizzo illegittimo del marchio Alto Adige. Su quest'ultimo punto valuteremo quali passi intraprendere da un punto di vista legale e giuridico. Non permetteremo che il nome e il marchio Alto Adige vengano danneggiati in questo modo. Turismo e agricoltura sono e restano due dei pilastri fondamentali dell'economia locale».













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