L'alluvione di Salorno 30 anni dopo: ricordi di un paese sott'acqua


Massimiliano Bona


 SALORNO. In paese c'è ancora chi la chiama la "notte più lunga": è quella del 19 luglio 1981, quando gli abitanti vennero svegliati bruscamente alle 3 del mattino dal suono delle sirene dei pompieri e delle campane. L'argine sinistro dell'Adige si ruppe a Nord di Salorno, all'altezza del magazzino Eso. Dopo 30 ore di pioggia ininterrotta il fiume superò i 7 metri e 30 centimetri e allagò la parte bassa del centro della Bassa Atesina costringendo intere famiglie ad evacuare le loro abitazioni e a cercare ospitalità da parenti, amici e vicini. «Quel giorno - racconta il vicesindaco di allora Walter Cristofoletti - arrivai precipitosamente in paese e la prima preoccupazione fu quella di capire se i miei genitori erano riusciti a mettersi in salvo. Al numero fisso, di casa, non rispondeva nessuno. Poi scoprii che mio zio li era andati a prendere. Per raggiungere via Stazione, uno dei tratti più colpiti assieme a via Trento e via Nazionale, arrivai a piedi da Laghetti, ma facendo il giro da Pochi. Sei o sette chilometri che non finivano mai».  I vigili del fuoco in realtà erano stati mobilitati già la sera prima, ma gli sforzi di tutti i volontari si erano concentrati all'altezza del ponte, il punto che quasi tutti ritenevano maggiormente a rischio perché il manufatto in cemento armato - costruito nel 1911 sotto l'impero austro-ungarico - era più basso di un metro rispetto all'argine. Quando, grazie all'impegno di decine di persone, il ponte fu messo in sicurezza con centinaia di sacchi di sabbia l'Adige esondò più a nord, all'altezza di Laghetti. Col passare delle ore il livello dell'acqua salì e alla fine si decise di andare a prendere i residenti casa per casa. «Fu quasi un'impresa - racconta Cristofoletti, che all'epoca aveva 33 anni ed era vicesindaco da dodici mesi - perché in molti, soprattutto i più anziani, non volevano saperne di uscire e lasciare ai piani superiori gli oggetti più cari».  Un volumetto uscito all'epoca «L'Adige rompe, Salorno sott'acqua - 19 luglio» descrive come meglio non si potrebbe la situazione poche ore dopo l'alluvione. «Salorno è come un'isola. Dall'acqua emergono i tetti, i piani alti, i pali dell'illuminazione pubblica e del telefono». Ma la corrente e le linee telefoniche sono fuori uso. «La gente ha perso tutto, ma nessuno sta con le mani in mano». Dopo aver completato l'evacuazione e aver chiesto aiuto all'Esercito, ai carabinieri, alla polizia e ai vigili del fuoco vengono presi, nel giro di una dozzina di ore, i provvedimenti più urgenti: decine di case vengono dichiarate inagibili, viene distrutto il cibo, si ordina alla popolazione di bere solo acqua minerale. «Andammo a prendere - ricorda Cristofoletti - i residenti uno a uno con il canotto per portarli in Comune: c'era, infatti, la necessità di vaccinare giovani, adulti e anziani per evitare possibili epidemie di tifo e difterite».  È difficile descrivere oggi lo stato d'animo degli abitanti subito dopo la catastrofe: da un lato c'era la consapevolezza che centinaia di persone, anche nei paesi limitrofi, si erano attivate per dare concretamente una mano; dall'altro, però, c'era il timore che l'acqua stagnante potesse portare in paese gravi epidemie. Di qui la decisione, nonostante il parere contrario del magistrato delle acque di Venezia, di rompere gli argini a Sud del paese. A farlo furono una quindicina di volontari, che poi vennero denunciati (almeno inizialmente) per danneggiamento di proprietà dello Stato. Nei mesi successivi iniziò la ricostruzione, lenta, e si spesero parecchie energie per la stima dei danni. «Chiedemmo 17 miliardi di vecchie lire», ricorda il vicesindaco. «E la cifra ci fu integralmente corrisposta».  Oggi, per ricordare l'alluvione, sono previsti una serie di eventi, ai quali si spera partecipino soprattutto i più giovani. Si inizia alle 3.15 (l'ora esatta in cui l'Adige ruppe gli argini) quando saranno illuminati gli uffici comunali. La sirena suonerà per qualche secondo e tutti quelli che avranno voglia di alzarsi potranno recarsi in municipio per visitare la mostra fotografica dei vigili del fuoco e bere una tazza di caffè. Poi, alle 18.45, dal ponte sull'Adige partirà un corteo, al quale prenderanno parte i vigili del fuoco, la banda musicale e i rappresentanti comunali. Nel piazzale delle elementari sarà celebrata la Messa e a seguire sono previsti gli interventi dello storico Kurt Werth, del sindaco dell'epoca Lino Tessadri e del suo vice Cristofoletti. In caso di maltempo la manifestazione si terrà nell'aula magna.  

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