«L’inno di Mameli disprezza l’uomo»

Polemica in consiglio provinciale per una mozione firmata Knoll e votata ( per sbaglio) anche dalla Svp



BOLZANO. Cosa esprime l’inno di Mameli? «Un’ideologia che disprezza il genere umano» e che «è ostile nei confronti delle minoranze», come mostrano versi come «i bimbi d’Italia si chiamano balilla» o «già l’Aquila d’Austria le penne ha perduto». L’Alto Adige non ha «nulla a che vedere con l’inno». Sono le premesse della mozione approvata ieri in consiglio provinciale e che chiede al governo di esentare le scuole tedesche e ladine dall’obbligo di insegnamento dell’inno, come previsto da una recente norma (per altro già emendata per l’Alto Adige prevedendo che la competenza sull’argomento sia locale).

La mozione è firmata da Sven Knoll ed Eva Klotz e quindi i toni non sorprendono. Ma il documento alla fine è stato votato non solo da tutta la destra sudtirolese ma anche dalla Svp e dalla Lega. Alessandro Urzì (Fli) è durissimo: «Questo voto è un’indecenza morale e politica. Esentare o meno gli studenti dall’insegnamento dell’inno è una questione politica e ognuno la pensa come vuole (e io mi chiedo perché i ragazzi tedeschi e ladini non debbano conoscere il contesto storico dell’inno), ma quelle parole sul “disprezzo del genere umano” sono un’oscenità. E uno sgarbo al presidente Napolitano che a settembre verrà in Alto Adige». Tra l’altro, prosegue Urzì, «sono stato l’unico italiano a intervenire nel dibattito e, insieme a Vezzali, l’unico a votare contro. Il Pd non era in aula ma l’assessore Berger ha detto che l’ok della giunta era dell’intero esecutivo, quindi anche del Pd». Sul punto, però, Christian Tommasini nega: «Io e Bizzo eravamo fuori dall’aula per motivi istituzionali, ma Urzì sa benissimo che il giorno prima (la discussione era iniziata mercoledì, ndr) avevo chiesto a Knoll di ritirare l’intera mozione, figuriamoci quelle premesse. Polemica inutile».

Sul fronte Svp, il capogruppo Pichler Rolle la spiega così: «È stata una svista. Avevamo deciso che avremmo votato le premesse separatamente dal dispositivo, e sulle premesse a vremmo votato no. Poi la discussione si è accesa e tutti (compreso Urzì, ma anche io) ci siamo dimenticati del voto disgiunto. Nel merito invece credo sia stato un buon compromesso: abbiamo rivendicato la nostra autonomia ma lasciato libertà al gruppo italiano di seguire la normativa nazionale». (m.r.)

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