La banda sotto accusa nega (quasi) tutto 

I due bolzanini in carcere, ieri davanti al Gip, hanno scelto il “muro contro muro”. Ammessi solo gli acquisti al Twenty


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Per nulla intimoriti, i tre arrestati nell’ambito dell’inchiesta che ha sgominato la banda di ladri del quartiere don Bosco, ieri hanno scelto la strada del muro contro muro al primo confronto con il pubblico ministero Axel Bisignano davanti al giudice delle indagini preliminari. I due italiani finiti in manette ed il cittadino croato agli arresti domiciliari restano per il momento in carcere ma nel corso dell’udienza di garanzia svoltasi ieri davanti al giudice Manfred Michaeler è già emersa la strategia difensiva messa in campo dagli avvocati Alessio Cuccurullo e Amanda Cheneri. In sostanza i tre inquisiti in stato di detenzione non hanno ammesso nulla, se non gli episodi per i quali la responsabilità appare documentale. Nonostante la montagna di indizi e riscontri (anche di carattere tecnico), i due bolzanini in carcere hanno dunque negato categoricamente un coinvolgimento nelle spaccate notturne, a partire da quella del settembre scorso alla yogurteria di via Grappoli, per proseguire con il tabacchino Europa (con furto anche di due auto della scuola guida Vajolet) per finire con l’azione da “commando” alla Tecnoservice Elettronica di via San Vigilio a Oltrisarco. Su questi episodi gli elementi d’accusa a carico degli inquisiti non sono pochi. Agli atti del procedimento ci sono anche i riscontri tecnici sulla presenza dei telefoni cellulari degli indagati sul luogo e nell’ora del colpo. Dato però che le immagini delle telecamere di sicurezza riportano i malviventi in azione ampiamente mascherati, i due inquisiti bolzanini in carcere (E.A. di 19 anni e N.K. di 18 anni) hanno ritenuto di negare tutto, anche l’evidenza, scegliendo la strada del “muro contro muro” nei confronti della pubblica accusa. La posizione dei due, comunque, resta molto pesante. I capi d’imputazione riguardano più episodi di furto aggravato, ricettazione (per diversa refurtiva trovata nella disponibilità dei due bolzanini) e indebito utilizzo di carta di credito in relazione agli “allegri” acquisti effettuati al Twenty di via Galilei con una carta di credito rubata dall’auto di un cliente dell’Hotel “Cavallino Bianco” di Ortisei. In questo caso l’ammissione è parsa inevitabile in quanto le persone coinvolte sono state riprese nitidamente in volto in occasione delle acquisti all’interno del centro commerciale. Durante l’udienza è però emersa una discrepanza su quanto sostenuto dagli inquirenti e quanto ammesso dalla difesa. La Procura ha indicato acquisti truffaldini per circa 6 mila euro mentre i due bolzanini in carcere ieri hanno ammesso tre pagamenti con carta rubata: uno di 30 euro, il secondo di 360 ed il terzo di 1025 euro. Il terzo inquisito arrestato (il giovane croato agli arresti domiciliari) sarebbe coinvolto solo per la vicenda di Ortisei. Ieri il giudice gli ha permesso di poter uscire per recarsi al lavoro presso una ditta di ponteggi. E’ molto probabile che la difesa chieda di essere ammessa ad un patteggiamento che si basa su un accordo con la pubblica accusa, al momento - però - molto improbabile.

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