La Comunità ebraica: rispettateci sempre

Quattro cerimonie in città per ricordare la tragedia della Shoah. Kompatscher: «Opponiamoci al razzismo dei social»


di Alan Conti


BOLZANO. La Giornata della Memoria ha il dovere di andare oltre se stessa, per non rimanere solo una giornata. Andare oltre i silenzi ed il cordoglio del 72º anniversario della liberazione di Auschwitz.

«Non cercateci solo oggi, ma venite a chiederci cosa facciamo, a conoscerci, a parlare con noi ogni giorno. Il 25 gennaio. Oppure il 28, il 29 o il 14 aprile». Così Simeone Bordon, cantore della comunità ebraica, ieri durante la deposizione delle corone delle autorità al cimitero. «Non ha alcun senso ricordare la Shoah durante la Giornata della Memoria e poi essere antisemiti durante il resto dell'anno. In questo modo per 364 giorni si offendono gli ebrei vivi ed il 27 gennaio si riesce ad offendere anche quelli morti. Il nostro popolo ha 6.000 anni di storia: l’abominevole tragedia, durata 12 anni, può sembrare un soffio. Un soffio che ci stava per distruggere. Oggi, però, siamo ancora qui e giornalmente nella nostra comunità ci occupiamo degli ebrei vivi. Non siamo solo ricordo. Siamo parte di questa terra che è casa nostra. Un tassello che ha sempre voglia di essere in contatto con gli altri».

Rispettare i valori profondi di questa cerimonia cercando di portarli nel quotidiano è il filo rosso che corre lungo tutte le tappe degli appuntamenti istituzionali della giornata.

Dal muro del Lager fino al monumento ai deportati di Bolzano in via Pacinotti, passando per il cimitero ebraico e la tomba di Manlio Longon.

«Assistiamo ad un rigurgito di pericolosi nazionalismi – la riflessione del presidente della provincia Arno Kompatscher – e ce ne accorgiamo quotidianamente in alcuni commenti lasciati sui social network. Dobbiamo contrastare questa mentalità con impegno e costanza civile: non basta un like su Facebook». Stessa linea per il sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi: «Ci sono ancora delle posizioni politiche che partono da una presunta superiorità razziale. E' un concetto che non esiste, mai. Non dobbiamo mai lasciare spazio a queste idee pericolose».

Il riferimento più diretto alla realtà politica lo fa il presidente dell'Anpi Orfeo Donatini. «Chiedo a tutti di essere molto duri ogni giorno contro qualsiasi gesto di apologia. Non si può accettare che una maglia della divisione SS Charlemagne entri in un luogo istituzionale come il consiglio comunale». Il riferimento è al consigliere di Casapound Andrea Bonazza.

L'abbraccio più bello, però, è quello tra Giovanni Rubbo, internato militare italiano in un campo di Boemia e alcuni giovani del centro Villa delle Rose che hanno letto delle poesie nel Passaggio della Memoria. «Ho 95 anni e ricordo il primo giorno che sono arrivato nel Lager. Mi ero preso la malaria ed i miei compagni mi hanno lavato con l'acqua fredda perché non c'era niente di meglio. Facevo il traduttore e ho salvato molte persone mandandole nei campi di patate anziché in fabbrica. In questo modo riuscivano a mangiare qualcosa». Poi si lascia andare tra le braccia di una giovanissima ragazza emozionata. Oltre ogni cerimonia la Memoria che si trasmette in un solo, semplice, gesto.

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