La grande fuga dei ferrovieri Esodo dalla Sad a Trenitalia 

Il caso. Paghe più basse e carichi di lavoro più pesanti, in dieci mesi già 50 dipendenti hanno lasciato la società locale L’ira di Vettori: «Ci fanno una concorrenza sleale. Noi siamo un ente privato che sta sul mercato. Loro pagano il 25% in più» 


paolo campostrini


BOLZANO. Da Sad a Trenitalia senza ritorno. Ecco l'emigrazione dei ferrovieri, dal capotreno al conduttore. I numeri? Per i sindacati sono da esodo: «Negli ultimi dieci mesi almeno 50 dipendenti Sad , soprattutto su rotaia, se ne sono andati». E solo tra macchinisti e capotreno sono 25. Conferma Daniel Alfreider, che oggi incontrerà la Uil: «Ho le stesse informazioni. Dunque non posso smentire - dice l'assessore provinciale alla mobilità - ma dobbiamo tutti insieme cercare di capire le ragioni. E soprattutto il contesto...». Per Sad, invece c'è poco da capire. Dice Mariano Vettori, il direttore generale: «La realtà è che ci siamo noi, cioè un'azienda che vuol restare sana e starci dentro il mercato, contro Pantalone». Vuol dire, avvocato? «Che Trenitalia può permettersi di pagare il 25% in più del privato ma anche produrre il debito dello Stato senza fine...» . E insiste: «È una concorrenza scorretta a danno dei contribuenti. Loro fanno dumping industriale, in sostanza, a spese nostre. Di noi contribuenti, intendo». E il presidente Gatterer conferma. A sua volta Trenitalia frena ma non smentisce: «Non c'è una campagna Trenitalia mirata sull'Alto Adige e le sue risorse di personale - dice il portavoce compartimentale del Nordest - tuttavia è naturale che il mercato sia libero e le nostre selezioni, in occasioni dei bandi di assunzione, sono aperte a tutti...». Ma è proprio dentro questa cornice di tempistica contrattuale che si collocano i numeri dell'esodo. Dice Artan Mullaymeri segretario regionale della Uilt, la Uil trasporti: «Quello che sta accadendo è un travaso costante di personale viaggiante. E i numeri sono solo uno specchio parziale, perché a quelli che già se ne sono andati dovremo aggiungere quelli che si sono mossi dando la loro disponibilità al trasferimento sul portale di Trenitalia». Vuol dire questo: ci sono quelli già partiti, quelli pronti a farlo e altri, e sarebbero molti, che si sono iscritti sul sito Trenitalia e hanno dato la loro disponibilità teorica che diventerà ufficiale quando sarà emesso il bando di assunzione con i relativi requisiti. E alcuni sono stati già assorbiti non solo da Trenitalia ma anche da altri gestori ferroviari come Rtc Logistic o Trenord. Perché se ne vanno? «Non è solo una questione di soldi ma di carichi di lavoro - aggiunge Mullaymeri - anche se i primi sono importanti. Un esempio? Trenitalia paga 14 euro dopo tre ore di lavoro e 17 quando si superano, Sad 3,5 all'ora. E poi ci sono le trattenute per le ore di trasferimento...». Insomma, la concorrenza, come dice Vettori, rischia di essere insostenibile. Anche perché, spiega il direttore generale Sad “noi il personale dobbiamo formarlo. E sono costi. Ore di lezione e di pratica su strada e sui treni e poi che succede? per qualche soldo in più che, ripeto, è pagato da Pantalone, i nostri quadri seguono le sirene di Trenitalia...”. E che Sad, come invece pareva che dovesse fare prima di vincere la causa relativa, non deve più tenere conto della proporzionale nelle assunzioni. «Ecco, pensate se dovessimo sopportare anche questo carico - sospira Vettori - se oltre a stare sul mercato da privati, a formare i macchinisti e il resto del personale, avessimo dovuto anche rispettare la proporz. Non se saremmo più usciti...». Ma è su questa asimmetria Sad-Trenitalia, pubblico-privato che si sta giocando il futuro della mobilità territoriale che, sono parole di Alfreider, punterà sempre più a trasferire passeggeri dalla gomma alla rotaia.













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