L'EVENTO

La mitica «33» verrà ritirata, il Bolzano omaggia Gino Pasqualotto

La cerimonia il 24 febbraio per la festa degli 85 anni del club. «Che regalo: una parte di me resterà per sempre al palazzo»


Paolo Gaiardelli


BOLZANO. La Storia nella Storia. Entrambe con la «s» maiuscola, come meritano, da una parte, quella dell’HC Bolzano, giunta ad anni 85, e, dall’altra, quella di Gino Pasqualotto, che ha fatto della casacca biancorossa una seconda pelle, diventando, grazie al suo temperamento, un simbolo, o meglio il simbolo della squadra della città.

C’è voluto più di qualche anno perché il calore che il mitico «33» ha trasmesso a generazioni di tifosi arrivasse a scaldare appieno anche la dirigenza, ma, finalmente, il cerchio si è chiuso, e nella miglior maniera possibile. Sì perché i Foxes hanno fatto la pace con il loro passato annunciando quello che gli appassionati attendevano da tempo: il ritiro della maglia di Gino Pasqualotto. La cerimonia avverrà in un contesto tutt’altro che banale, proprio in occasione della festa per celebrare gli 85 anni dell’HC Bolzano, durante il prossimo match di Ebel contro il Klagenfurt, che andrà in scena domenica 24 febbraio, alle ore 18, al Palaonda. «Mi ha chiamato questa mattina (domenica 10 febbraio, ndr) il dottor Knoll per comunicarmelo - ci racconta Gino Pasqualotto, che fatica a trattenere l’emozione - e ne sono davvero orgoglioso. Mi ha detto di non mancare allo stadio quel giorno e non vedo l’ora di vedere alzarsi il mio numero».

Questa è la prima volta che il club biancorosso ritira ufficialmente un numero di maglia, come la fa sentire essere il protagonista di un record del genere?

«Spero di meritarmelo. Per me si tratta di un regalo bellissimo, che, in un certo senso, mi spiazza. Si è parlato tanto negli anni di questa cosa, non solo riferita al mio numero, ma anche per quelli di Oberrauch, ad esempio, o di Pavlu, ed il fatto che la società abbia deciso di iniziare con il 33 significa davvero tanto».

Merito della dirigenza, indubbiamente, ma merito anche della gente, che l’ha sempre considerata una sorta di mito...

«Ai tifosi devo tutto. Senza di loro non avrei mai fatto quello che ho fatto. Mi sono sempre stati vicini, mi hanno dato il loro sostegno quando giocavo e non hanno smesso di farlo anche quando la carriera sul ghiaccio è terminata. Sono la parte migliore dell’hockey a Bolzano e lo saranno sempre».

Gino Pasqualotto ed il Bolzano hanno ottenuto tanti successi assieme. Dovendo fare una classifica, il momento che si appresta a vivere a che posto lo mette?

«Senza nulla togliere a quello che ho conquistato in pista assieme ai miei compagni, la mia maglia issata al Palaonda rappresenta la vittoria più bella e importante di tutte, anche dei dieci Scudetti e dell’Alpenliga. Vuole dire che una parte di me resterà per sempre al palazzo e questo è quello che ho sempre sognato».













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