La mostra che celebra i terroristi: cimeli nazisti e detonatori di bombe


Antonella Mattioli


 BOLZANO. Il pezzo forte è la ricostruzione di un rudimentale congegno a tempo usato dai terroristi degli anni Sessanta per innescare bombe e far saltare tralicci. Ieri, in occasione della tradizionale commemorazione dei dinamitardi sudtirolesi nel cimitero di San Paolo, alla quale hanno partecipato un migliaio di Schützen di Alto Adige, Trentino e Tirolo, l'Heimatbund (la Lega Patria) ha allestito, all'interno della caserma dei vigili del fuoco del paese, una piccola mostra dedicata ai protagonisti degli anni delle bombe, che hanno seminato morte e terrore in Alto Adige. L'iniziativa ha già sollevato le dure reazioni della destra italiana. Ma per Sepp Mitterhofer (Heimatbund) è "importante che i giovani conoscano la storia: per questo la porteremo anche in altri paesi". All'ingresso un grande striscione avverte: «Nonostante l'autonomia, la patria è in pericolo». Accanto alla scritta il volto stilizzato di Sepp Kerschbaumer, il commerciante di Frangarto, capo del Bas, il fronte per la liberazione del Sudtirolo, protagonista della Notte dei fuochi dell'11 giugno del 1961, quando saltarono decine di tralicci in tutto l'Alto Adige, morto tre anni dopo nel carcere di Verona.  Su un manichino il costume da Schützen di Jörg Klotz, il padre della consigliera provinciale Eva, con le medaglie del Terzo Reich. Su una sedia il sacco a pelo di Luis Amplatz ucciso sopra Malga Saltusio nel 1964. Poi un trasmettitore usato per inserirsi con messaggi di 10 minuti nel Sender Freies Tirol. Lo zaino di Sepp Forer, uno dei tre «Bravi ragazzi» della Valle Aurina, condannato all'ergastolo assieme a Siegfried Steger e Heinrich Oberleiter (vivono in Austria) per gli attentati degli anni Sessanta, per i quali anche ieri Mitterhofer tornato a chiedere la grazia.  Quindi la ricostruzione con foto e didascalie degli anni degli attentati: partendo dalla dichiarazione del canonico Gamper che per primo parlò della "marcia della morte dei sudtirolesi", passando per l'adunata di Castel Firmiano per arrivare appunto alla Notte dei fuochi.  Mitterhofer, nel discorso al cimitero, attacca il quotidiano «Dolomiten» accusandolo di sabotaggio per non avere dato la notizia della mostra sui terroristi. Ma la parte più importante del suo intervento è come sempre riservata all'autodeterminazione: «Dobbiamo cogliere il momento propizio e abbandonare questo Stato che è allo sfascio. Anche la Svp si deve rendere conto che l'autonomia è un modello che ha fatto il suo tempo e non dà alcuna garanzia». Ad ascoltarlo tra gli altri il vicepresidente della Regione Lamprecht, l'assessore regionale Stocker, il consigliere provinciale Pardeller (tutti Svp), i consiglieri Knoll (Südtiroler Freiheit), Pöder (Union) Leitner (Freiheitlichen) e il vicesindaco di Appiano Monika Hofer. Quindi tocca a due protagonisti di quegli anni: Herlinde e Klaudius Molling, tirolesi, fiancheggiatori dei dinamitardi sudtirolesi. Lei, che oggi è una nota restauratrice, quando aveva 24 anni trasportava il tritolo in Alto Adige e ha partecipato ad alcuni attentanti, ma non ha subìto condanne. Rimpianti? «Nessuno: è servito ad ottenere l'autonomia». Il marito però avverte: «Il drago sta nella tana, ma è sempre pronto ad imporsi come nel caso della toponomastica bilingue».  

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