«La nostra Costituzione? Un tesoro da valorizzare» 

La giudice della Consulta Daria de Pretis: i problemi di oggi? Nel testo c’è già tutto Gli studenti cantano l’inno di Mameli. Il prefetto Cusumano: è il libro delle regole



BOLZANO. La Corte costituzionale abita in alto, a Roma.È vicina al Quirinale, dunque lontana dai palazzi della politica che se ne stanno sotto, a debita distanza. Non è un domicilio casuale: anche la collocazione urbana vuole marcare la "terzietà", come si dice, dell’istituzione. «Ma coi giovani abbiamo deciso di scendere - dice Daria de Pretis, uno dei giudici più autorevoli dell’Alta corte - di far conoscere meglio la bellezza della nostra Costituzione e visto che siamo spesso giudicati come appartati e silenziosi, eccoci qui in mezzo a voi a raccontare anche il nostro lavoro...». É accaduto ieri al Classico. In un aula magna piena come un uovo. Con i ragazzi a cantare, all’inizio, l’inno di Mameli accompagnati al piano da uno studente come loro, Luca Taddeo, i professori sorridenti e orgogliosi a farlo insieme agli allievi. Trentina, nata a Cles, giurista, già rettrice dell’Università di Trento, nominata giudice costituzionale da Napolitano nel 2014, Daria de Pretis è arrivata qui nel quadro di un evento diffuso "Viaggio in Italia, la Corte costituzionale nelle scuole", che ha toccato, prima di Bolzano, tanti altri capoluoghi. L’intento? Declinare l’autorevolezza in senso di cittadinanza. Far percepire anche la freschezza, la modernità di un impianto normativo che ha la libertà e i diritti al suo centro. Così che, se uno le chiede prima dell’inizio dell’evento, che può dire un giudice costituzionale rispetto a quanto accade oggi, con partiti che provano a mettere in discussione trattati, a costruire nuovi organi non previsti dalla Carta e a correre sul filo del diritto pubblico, Daria de Pretis mostra tutta la riservatezza propria del ruolo ma dice: «É la Costituzione ad offrire già tutte le risposte. C’è tutto dentro e scritto...». Non che sia un libro sacro, ma vengono in mente le parole di quel sacerdote: «Se avete dubbi, se non sapete che fare, aprite il Vangelo. Una pagina a caso...». Anche il prefetto Vito Cusumano, che ha accolto col preside del liceo Andrea Pedevilla l’ospite, non desidera commentare la tanta confusione che c’è oggi a Roma sotto il cielo. Ma aggiunge solo: «Il libro delle regole c’è» . E apre un "bignamino" costituzionale che tiene nelle mani. «Basta saper leggerle e applicarle». Anche perchè sono di una modernità da togliere il fiato. L’articolo preferito da Daria de Pretis? «Beh, l’articolo 33. Quello che dice che "l’arte e la scienza sono liberi e libero ne è l’insegnamento". Contiene tutto un mondo, questa frase, fatto di libertà ma anche di serietà e tiene la scuola in cima ai pensieri». La scuola, ecco dunque il senso di questo viaggio in Italia dei giudici costituzionali. Per vicinanza, naturalmente, Daria de Pretis, ha scelto Bolzano, città dove risiedono anche alcuni suoi parenti e da dove venivano tanti suoi studenti quando reggeva l’ateneo trentino. E perchè ora questo viaggio? «Ci sono alcuni anniversari - dice - da rimarcare. Ma soprattutto da collegare. I 70 anni dell’entrata in vigore della Carta, nel gennaio del ’48, i 60 dell’avvio della Corte. E poi, vorrei sottolineare anche gli 80 anni dall’approvazione delle leggi razziali, durante il fascismo». Uno dice: cosa c’entra quest’ultimo anniversario? C’entra e molto. Perchè è con quell’Italia senza diritti, con le minoranze oppresse e perseguitate che dobbiamo fare i conti e capire quanto sia preziosa la Carta che ci guida: «É un tesoro la nostra Costituzione, contiene un profondo rispetto per la persona, vuole guidarla, che sia povera o ricca, colta o ignorante, verso la ricerca del proprio posto nella società. Tanti altri Paesi non posseggono nulla di simile. Noi invece l’abbiamo per proteggerci e vivere meglio». Silenzio e molta attenzione in aula. Con gli studenti che avevano effettuato un percorso di preparazione all’evento. Come, uno per tutti, Pietro Cusumano che ha raccontato la sua esperienza cresciuta durante le lezioni su "mafia e politica" condotte dal professor Carlo Romeo e anche da Nando Dalla Chiesa. E come si combatte? "Partendo dal cittadino. Dall’impegno di ognuno di noi per la legalità. Dal capire che la cittadinanza è un diritto ma anche un dovere". Ore 12, fine della lezione. (p.ca.)















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