La vita di Nicoleta ai raggi X 

Nessuna traccia biologica sotto le unghie della donna, ma le indagini s’intensificano 


di Paolo Tagliente


BOLZANO. Sotto le unghie di Nicoleta Caciula, l’anatomopatologo che ha eseguito l’autopsia non ha trovato nulla. Niente residui di pelle o di altro materiale biologico che potessero raccontare qualcosa in più sugli ultimi momenti di vita della quaranteseienne romena il cui corpo senza vita, parzialmente avvolto in una coperta e con un cavo elettrico vicino al collo, è stato trovato martedì mattina, nell’appartamento al secondo piano di una palazzina in via San Lorenzo, a Brunico. Appartamento dove poco prima era scoppiato un incendio. L’autopsia eseguita venerdì, quindi, oltre ad aver stabilito che Nicoleta non è morta a causa dell’incendio, ma per asfissia da strangolamento provocato proprio dal cavo elettrico trovato sul suo cadavere, ha anche accertato che lei non ha lottato con il suo - finora ipotetico - assassino. Purtroppo, però, nemmeno quest’ultimo elemento fornisce risposte definitive a questo vero e proprio giallo. Il fatto che la povera donna non abbia lottato prima di esalare l’ultimo respiro, infatti, non esclude né che sul luogo della tragedia ci fosse qualcun altro e nemmeno che la donna sia stata uccisa. Nicoleta, infatti, avrebbe potuto conoscere bene e fidarsi di chi le ha stretto il filo attorno al collo, magari muovendosi tanto all’improvviso da non darle nemmeno il tempo di accennare una reazione. È un’ipotesi, ovviamente. Così come ancora non si esclude la possibilità che la quarantaseienne si sia tolta la vita, arrotolandosi da sola il cavo attorno alla gola, nonostante chi la conosceva bene assicuri si trattasse di una persona serena, che non aveva mai avuto problemi psicologici o di depressione. Anzi, la sua migliore amica ha riferito agli investigatori dell’Arma che Nicoleta stava aspettando con grande entusiasmo le ferie fissate nel mese di agosto. L’autopsia, insomma, al momento ha dato poche e parziali risposte, a fronte di una selva di punti di domanda. Risposte che anche i carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche del Comando provinciale, del Reparto operativo di Bolzano e della Compagnia di Brunico, coordinati dal sostituto procuratore Daniela Pol, continuano a cercare senza sosta. Lo fanno nell’appartamento teatro della tragedia, subito posto sotto sigillo, dove sono da giorni alla ricerca di qualsiasi elemento, anche il più piccolo e apparentemente insignificante, che possa dare una direzione precisa alle indagini. Inutile dire che si cercano impronte, capelli e qualsiasi traccia possa confermare la presenza di qualcun altro nell’alloggio di Caciula. Qualcuno che, dopo averla uccisa, possa aver appiccato le fiamme, forse nel tentativo di cancellare proprio qualsiasi traccia. Anche sull’origine del rogo, infatti, non vi sono ancora certezze e non ce ne saranno almeno fino quando, nelle prossime ore, i periti dei vigili del fuoco che hanno compiuto il sopralluogo nell’alloggio non consegneranno alla Procura la loro relazione tecnica.

Ma c’è anche un altro, importantissimo fronte nelle indagini. Un fronte ben più vasto del piccolo appartamento in cui la donna ha trovato la morte: la sua vita privata. E anche lì i carabinieri stanno lavorando senza sosta, ascoltando gli amici e le amiche di Nicoleta, cercando di ricostruire con precisione la sua rete di conoscenze ed esaminando qualsiasi tipo di relazione abbia avuto, ma anche controllando il conto bancario e ogni operazione. Elementi importanti potrebbero arrivare dall’esame dello smartphone della vittima che, come accade per tutti ormai, spesso custodisce i segreti più importanti della nostra vita: spostamenti, amori, amicizie, incontri nuovi e attività. Rubrica, profili social e messaggistica possono dare agli inquirenti un grandissimo aiuto per stabilire se davvero esiste un assassino di Nicoleta Caciula e, in caso affermativo, per dargli un nome, un cognome, un volto e inchiodarlo alle sue responsabilità.

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