Le cartoline per raccontare le città 

L’idea di una classe del Carducci: devono essere illustrate da chi le manda - rigorosamente - per posta



BOLZANO. Raccontare la città, la nostra idea di città, con una cartolina illustrata da chi la manda, da spedire alla “vecchia maniera”. E cioè: per posta. Con tanto di francobollo e timbro. L’idea - ispirata a “Le città invisibili” di Calvino - è di una classe del liceo classico Carducci, che con le immagini raccolte farà una mostra. La mail art, chiamata in italiano semplicemente “arte postale”, è un movimento artistico di stampo popolare che usa il servizio postale come mezzo di distribuzione di opere di piccolo formato che danno vita a un fecondo rapporto di scambio fra gli autori e i destinatari che spesso ricambiano l’invio. Questa forma di espressione artistica ha le sue origini nell’Inghilterra di metà Ottocento quando il pittore di origine irlandese William Mulready illustrò una serie di buste preaffrancate create per il lancio del servizio postale della Uniform Penny Post. Queste buste furono criticate e per questo motivo vennero caricaturate da altri autori, arrivando ben presto a generare una notevole mole di corrispondenza illustrata che circolò attraverso il servizio postale britannico, dando vita al primo modello di mail art. Tale fenomeno si diffuse poi negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento specialmente nei paesi di lingua inglese, sia in Europa che in America, dando vita a vere e proprie comunità di artisti che si scambiano reciprocamente le loro creazioni come avviene ancora oggi.

Nell’ambito delle attività pensate per attuare la tanto dibattuta alternanza scuola – lavoro, una classe del Liceo Carducci di Bolzano, la quarta A ad indirizzo classico, sta attuando un progetto che coniuga, coerentemente con l’indirizzo di studi della scuola, la cultura classica con l’arte e la letteratura. Partner dei giovani liceali nel progetto sono il MART, ossia il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e la Biblioteca Firmian, una delle succursali della Biblioteca civica di Bolzano. L’iniziativa è nata da un’idea delle professoresse di italiano del liceo bolzanino Patrizia Dal Pont e Barbara Ricci ed è stata subito accolta con entusiasmo dagli studenti.

L’obiettivo del progetto è quello di apprendere le basi per l’organizzazione di un evento, in questo caso una mostra d’arte, curandone tutte le fasi, dall’ideazione, alla comunicazione e pubblicizzazione, alla concreta realizzazione. Nell’ottobre scorso i ragazzi hanno preparato ed emesso un bando internazionale, pubblicato in italiano, tedesco e in inglese su un sito internet da loro appositamente predisposto e utilizzando i social Facebook e Instagram oltre che più tradizionali manifesti e cartoline illustrate, invitando persone di tutto il mondo a spedire le proprie creazioni - rigorosamente per posta - entro il 15 febbraio 2018 alla Biblioteca Firmian, piazza Montessori 8, 39100 Bolzano. Il tema comune al quale dovranno ispirarsi le cartoline è quello de “La Città invisibile” scelto dagli studenti prendendo spunto dall’opera “Le città invisibili” di Italo Calvino, nel quale le città sono frutto di emozioni, esperienze, desideri e anche sogni. Il manifesto del progetto mostra sulla destra una città futuristica che sembra sorgere su una nuvola osservata da lontano da un escursionista ritratto di spalle e colto durante una sosta, mentre lo sfondo è dato da un cielo squarciato dall’irrompere di un fascio di luce proveniente dal sole accompagnato da una frase sempre tratta dal libro di Calvino: «La falsità non è mai nelle parole, ma nelle cose». Tutte le informazioni per partecipare al progetto e sulle modalità di realizzazione di una propria cartolina da inviare alla Biblioteca Firmian (dove in novembre verrà allestita la mostra finale), si possono trovare visitando la pagina www.invisiblecity.it

Chi volesse seguire lo sviluppo del progetto e la pubblicazione in rete di tutte le cartoline arrivate può seguire la pagina Facebook invisiblecity.mailart o l’omonima pagina Instagram. «La nostra iniziativa -spiegano studenti e studentesse della quarta A - unisce strumenti di espressione del passato con i mezzi di comunicazione attuale. Può sembrare un anacronismo, ma ci sembra che adempia perfettamente a quella che dovrebbe essere la funzione di un indirizzo di studi classici, cioè quella di analizzare, valorizzare e attualizzare fenomeni culturali legati al passato, in questo caso in prospettiva di un’interazione che produce arte e cultura».













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