Lidi altoatesini, nessuno vuole più fare il bagnino 

Carenza di personale. Gestori costretti ad aprire le piscine con meno assistenti bagnanti Spesso chi lavora non è bilingue. La proposta: incentivi dell’ente pubblico per pagare il brevetto


Davide Pasquali


Bolzano. In Alto Adige si fa una gran fatica a trovare giovani che abbiano voglia di lavorare come assistenti bagnanti. Il corso costa, per ottenere il brevetto occorre studiare e prepararsi anche fisicamente, d’estate i ragazzi preferiscono farsi le vacanze e da noi c’è la piena occupazione. E così, qualche piscina è costretta o ad aprire rischiando, ossia con un numero di bagnini inferiore a quello prescritto per legge, oppure si deve assumere personale da fuori, da altre regioni, dove il lavoro manca e si è disposti a trasferirsi. In questi casi, però, non si può pretendere che il bagnino brevettato sia bilingue.

Lo conferma Thomas Thurner. La sua Clean Solutions gestisce i lidi di Bolzano, Ora e Monticolo. E Thurner è fiduciario della Federazione italiana nuoto per quanto attiene i corsi di salvamento. «Ogni anno in provincia circa 100-120 persone, dai 16 ai 50 anni, frequentano i corsi per assistente bagnante e conseguono il brevetto. Siamo la quarta provincia italiana per brevetti conseguiti in relazione alla popolazione residente. Molti frequentano il corso perché, se dovesse servire, saprebbero come comportarsi; altri per migliorare la loro tecnica natatoria. Notiamo che molti giovani di 16-17 anni avrebbero voglia di fare davvero i bagnini, ma sono minorenni e non possono. Questione di responsabilità. Poi, quando compiono i 18 anni, purtroppo spesso il desiderio svanisce».

Ma di assistenti bagnanti c’è un gran bisogno. Lo prescrive la legge, oltre che il buon senso. Fino ai 400 mq di specchio balneabile un bagnino, fino a 1000 mq due, e poi uno in più ogni 500 mq di acqua in più. A Ora, una piscinetta, la Clean Solutions ne ha in servizio solo due, al lido di Monticolo tre o quattro, a Bolzano minimo otto. Minimo, perché ci sono le giornate tranquille come i lunedì, e le giornate di fuoco come nel weekend o durante i picchi di calore, dove si lavora su chiamata per controllare migliaia di bagnanti. Se serve si lavora, se non serve no. Troppo aleatorio per poterci vivere. «Si tratta di un impiego stagionale, che solo in alcuni casi permette di lavorare molti mesi l’anno, come per esempio a Bolzano dove nella stagione fredda c’è la piscina coperta. In Alto Adige c’è piena occupazione e lavorare pochi mesi l’anno non interessa molto. I più indicati per questo lavoro, i ragazzi, quando arriva l’estate sono stanchi, hanno voglia di farsi le vacanze». E allora, cosa si potrebbe fare? «Più di qualcuno che magari sarebbe interessato rinuncia al corso, perché ha dei costi non irrisori, circa 400 euro. La maggior parte delle strutture sono pubbliche, dei Comuni. Se in futuro vogliamo che i lidi possano rimanere aperti in sicurezza, si potrebbe pensare a qualcosa del genere: l’ente pubblico potrebbe concedere un contributo». Pagando il corso o una sua parte a chi poi si impegni a lavorare come assistente per un tot.













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