Lotta all’evasione, l’Agenzia delle Entrate di Bolzano è ultima in tutta Italia

Un documento interno di provenienza ministeriale assegna la maglia nera dei controlli alla sede altoatesina. Poco personale e poche indagini


di Riccardo Valletti


BOLZANO. Ultimi, da anni. E il 2014 non promette affatto bene. Questo è il risultato desolante della provincia di Bolzano, sempre prima della classe quando si tratta di fare paragoni con le altre realtà italiane. Ma non se si tratta di lotta all’evasione fiscale. E non perché qui da noi l’evasione non ci sia, anzi. Il dato mostra come la lotta, semplicemente, non venga condotta; almeno non abbastanza. Non dall’Agenzia delle Entrate.

(Il testo prosegue sotto il grafico)infoevasione

 

Il dato. Che le cose non vadano come si deve è lo stesso Ministero dell’Economia e delle Finanza (MEF) a dichiararlo, in un documento interno. Annualmente la direzione di Roma stila la “hit parade” delle sedi regionali e provinciali, e confronta i risultati con l’obbiettivo assegnato di anno in anno. Una catastrofe: nel 2013 l’agenzia delle entrate di Bolzano aveva come obbiettivo una raccolta derivante dalla lotta all’evasione di 27 milioni di euro, ma il saldo riporta un magro 68,61%, ultimo dopo il 72,90% della Sicilia. Poco più di 18 milioni e mezzo, quelli realmente mandati all’incasso dai conti truccati dei furbetti altoatesini. E nel 2012 il risultato non era stato differente.

Il contesto. Per capire la portata di questo dato però bisogna fare un passo indietro, e guardarlo da lontano: l’Alto Adige ha il prodotto interno lordo procapite più alto d’Italia (oltre 32 mila euro, dati Istat 2012), confina con un paradiso fiscale a ovest e un Paese “amico” con tassazione almeno la metà di quella nazionale a est. L’evasione procapite, contando anche i neonati, stimata dal ministero è di circa 54 euro (in un anno). Quella della Lombardia, tanto per fare un paragone, è di circa 164 euro.

Lo ammette, implicitamente, anche la direzione generale dell’ Agenzia delle Entrate, che recentemente ha pubblicato una “mappa del rischio evasione” assegnando la Provincia di Bolzano alla categoria “stanno tutti bene”, cioè quella in cui il rischio è tra i più bassi. Il dato viene stabilito, spiega l’ente, sulla base di un calcolo che comprende oltre duecento variabili socioeconomiche, il cui risultato è una sorta di “indice dell’onestà nei confronti del fisco”. Quindi il lombardo medio, per il fisco, è tre volte più evasore dell’altoatesino medio, nonostante un Pil procapite di gran lunga minore. Che significa? Che lo Stato, con gli altoatesini, usa i guanti di velluto: l’obbiettivo di 27 milioni è basso, e di sicuro non irraggiungibile.

Allora perché? Sono i numeri a parlare chiaro: l’Agenzia delle Entrate di Bolzano è sotto organico: a parità di contribuenti, territorio e ricchezza, quella di Trento ha 150 impiegati in più. A Trento infatti (inspiegabilmente) l’obbiettivo è di 38 milioni, ma lì la raccolta reale è del 101,52%: obbiettivo non solo raggiunto, ma superato.

Negli anni passati nella sede bolzanina ci sono stati pensionamenti, persone hanno lasciato il lavoro per occupazioni migliori, trasferimenti e promozioni ad incarichi dirigenziali; nessuna delle scrivanie lasciate vuote è stata occupata. Negli ultimi dieci anni sono stati indetti un paio di concorsi, ma tra l’obbligo del bilinguismo e l’averli annunciati sottovoce, le chiamate sono andate deserte.

Come funziona. L’agenzia non è solo lo sportello delle partite iva: al suo interno ci sono i servizi di controllo, vale a dire degli uffici adibiti alla verifica fiscale e bancaria in cui lavorano delle persone che hanno il potere, se necessario, di svolgere indagini per conto dello Stato sul potenziale evasore.

È al loro lavoro che si deve (si dovrebbe) la lotta all’evasione. A Bolzano questi uffici sono lande desolate, e parte degli ultimi superstiti è in procinto di essere trasferita ad altri incarichi.

La direzione. Fino al febbraio di quest’anno, l’agenzia altoatesina condivideva (lo ha fatto per molti anni) lo stesso direttore di quella trentina; però mentre dal versante sud le cose andavano alla grande e si passava all’incasso, da questa parte si ottenevano risultati deludenti. L’ex direttore Vincenzo Giunta, prossimo al pensionamento, ora è stato definitivamente assegnato a Trento; a comandare sulla sede altoatesina è tornata a casa Hildegard Olga Ungerer, che ha iniziato la sua carriera a Merano e che era stata trasferita in Basilicata.

Una delle sue prime decisioni è stata proprio quella di destinare parte del personale degli uffici di controllo sulle imprese alle verifiche sui cittadini contribuenti. Una scelta programmatica non da poco, se si considera che la nuova direttrice ha più volte dichiarato che l’obbiettivo quest’anno si dovrà raggiungere. Ora tutti sanno da dove arriveranno i soldi: poche verifiche alle imprese e muso duro contro chi sbaglia il modello unico, ché anche i 50 euro fanno la differenza. Non solo, la direttrice ha anche approvato un giro di promozioni, con uffici con una sola persona che è dirigente di se stessa.

L’iter della pratica. Una verifica fiscale non nasce dal nulla, nella maggior parte dei casi viene segnalata dalla sede centrale di Roma, dove i dati del contribuente vengono incrociati con altre migliaia di banche dati nel cervellone che comunemente è stato definito redditometro. La pratica arriva all’ufficio controllo che effettua quindi le verifiche, e se scova qualcosa che non va, chiama il contribuente e gli richiede l’onere della prova di innocenza, se la prova non c’è si paga.

Ma l’ufficio controllo svolge anche autonomamente delle analisi sul suo territorio, che sono state anche incoraggiate dalla sede centrale, per scovare i “pesci grossi”, quelli per cui una pratica può valere da sola l’obbiettivo intero. Di queste però, al momento, non vi è traccia.

A chi conviene. L’inefficienza della sede altoatesina dell’Agenzia delle Entrate, alla luce delle notizie confermate dalla Provincia, non farebbe altro che favorire quello “slittamento” delle competenze di verifica e controllo del fisco locale sotto il cappello dell’amministrazione locale, «che così ha gli strumenti per giustificare - l’accusa dei sindacati - l’operazione affermando che gli amministratori altoatesini farebbero funzionare tutto correttamente».

Il loro dubbio però, è che «tutte queste disfunzioni e inefficienze accumulate negli anni non siano state in qualche modo “seminate” ad hoc» per favorire l’operazione.

@RValletti













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