Maxi truffa all’Autobrennero  Scontrini falsi, sottratto 1 milione 

L’inchiesta condotta da Finanza e Polstrada. Sul registro degli indagati sono finite dodici persone tra cui i vertici della società Hermes spa In sei punti ristoro delle aree di servizio modificata la rendicontazione della merce venduta per evitare di riconoscere i diritti vantati da A22


Mario Bertoldi


Bolzano. L’inchiesta è stata definita “Tarantella”. Al centro del caso, però, non ci sono melodie musicali tipiche del Sud Italia ma una maxi truffa ideata con estrema accortezza ai danni della società Autostrada del Brennero Spa che vanta precise royalty sulla merce venduta ai viaggiatori nei punti di ristoro delle aree di servizio. Il danno quantificato ai danni della società di gestione dell’autostrada per il momento è di poco superiore al milione di euro. L’inchiesta, coordinata della Procura della Repubblica di Trento, ha visto impegnati per diversi mesi gli uomini della Guardia di Finanza e della Polizia stradale. Sul registro degli indagati sono finiti dodici persone coinvolte a vario titolo nel giro.

Il blitz.

Le perquisizioni effettuate nel corso dell’inchiesta sono state una cinquantina e sono state disposte in sette regioni d’Italia e cioè Trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Campania. Tutti gli indagati sono collegati a filo doppio con una società privata (la Hermes spa) con sede legale a Vallata in provincia di Avellino. Si tratta della società che si era aggiudicata la gara per la gestione di sei punti di ristoro nelle aree di servizio lungo tutto il tragitto dell’autostrada del Brennero. Il maxi raggiro messo a punto passava per una falsa rendicontazione della merce venduta al fine di eludere il pagamento delle royalty (fino al 49 per cento del prezzo di vendita) previste per determinati prodotti. In sostanza, secondo l’accusa, all’Autostrada del Brennero sarebbero stati sottratti diritti commerciali per oltre un milioni di euro in un periodo relativamente contenuto. Secondo l'accusa, la società campana avrebbe omesso di emettere determinati scontrini nei momenti di maggior afflusso della clientela spacciando per “tipici locali” prodotti che in realtà non erano tali, in modo da pagare sempre il diritto più basso (5%) al posto delle percentuali che, a seconda del bene, andavano dal 27% al 49%. Non solo. In alcuni casi i responsabili dei punti vendita coinvolti sarebbero riusciti a sostituire nella rendicontazione i prodotti con maggiore percentuale di diritti con altri sui quali l’Autobrennero non richiedeva contrattualmente una percentuale di vendita (come cd musicali, libri, riviste e generi di monopolio).

Una gestione truffaldina degli incassi giornalieri non semplicissima. Proprio per questo gli inquirenti sono convinti che i software dei registratori di cassa fossero stati abilmente modificati. Saranno probabilmente delle perizie di carattere tecnico a stabilire questo aspetto. Ma alcuni particolari sono già stati confermati dagli inquirenti. Nel corso delle indagini, ad esempio, è emerso che sui registratori di cassa era stato inserito un tasto che recava il nome di fantasia di un prodotto («panciotto» o «capriccio») battendo il quale veniva registrato come bene soggetto a royalty e Iva ordinarie, indicandolo contabilmente con un'aliquota Iva ridotta.

I controlli.

Gli inquirenti hanno anche scoperto come il gruppo truffaldino aveva pensato di evitare di correre rischi per possibili controlli da parte degli ispettori della A22. Per regolamentare il flusso degli scontrini battuti o non battuti, i vertici della Hermes spa avrebbero messo a punto un sistema di allarme preventivo ai proprio dipendenti. In sostanza chi gestiva l’attività truffaldina avrebbe saputo in anticipo se in una determinata giornata sarebbero avvenuti o meno controlli da parte degli ispettori sui volumi di vendita per il calcolo delle royalty dovute contrattualmente. Ogni giorno agli addetti alle casse sarebbe stato indicato se fossero o meno previsti controlli nelle ore successive.

Gioco di luci.

Attraverso un piccolo apparecchio elettronico con display alle casse veniva attivata una luce rossa o una luce verde. Nel primo caso gli scontrini andavano battuti regolarmente, nel secondo caso si poteva omettere il rilascio, incrementando gli introiti truffaldini . Proprio da questo sistema di avviso a distanza con luce rossa e luce verde gli inquirenti hanno battezzato l’indagine come «Tarantella». Nel corso dell’inchiesta sono anche stati individuati due dipendenti infedeli della A22 (uno sarebbe già stato licenziato in tronco) che avrebbero indicato in tempo utile ai vertici della Hermes spa gli interventi degli ispettori per i controlli commerciali. Tra i dodici indagati vi sono i titolari della società campana, un commercialista e due dipendenti dei punti vendita. Sono accusati a vario titolo di truffa aggravata, evasione fiscale, corruzione e autoriciclaggio. A titolo cautelare il giudice delle indagini preliminari di Trento (su richiesta della Procura) ha emesso un decreto di sequestro preventivo che ha bloccato depositi bancari della Hermes spa per 1.121.427 euro, equivalenti all'importo del danno accertato.















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