Migranti, la nuova vita inizia dal «Binario 3»

Presentato ieri al parco della stazione il progetto dell’associazione Lungomare L’audioguida racconta Bolzano come luogo di confine ma anche di speranza



BOLZANO. Solo persone, mai numeri. La loro storia, la storia di tutti. Da ieri Bolzano come città di frontiera, luogo simbolo della condizione dei richiedenti asilo, «esistono, ma non esistono, non hanno un presente, sospesi nel limbo delle procedure», ospita il progetto di arte contemporanea «You are, but you are not», curato e prodotto dall’associazione Lungomare, ideato dall’artista Beatrice Catanzaro e dalla geografa Kolar Aparna, con il testo di Elena Pugliese, insieme a Efrem Mehbrahtu (geografo), Claudia Pretto (giurista) e Francesco Strocchi (storico). Il luogo è il parco della Stazione. È lì che il progetto ieri è stato presentato (con gli assessori Philipp Achammer e Sandro Repetto) e vi resterà l’infopoint fino al 18 giugno (studio Messner Architects). «Per dire che ci siamo anche noi», spiega Beatrice Catanzaro, riferendosi al luogo oggetto di tante preoccupazioni e polemiche in questi mesi. Il pilastro portante del progetto è una audioguida che accompagna i visitatori attraverso i luoghi della Bolzano dei richiedenti asilo. Una sola voce narrante (tracce in italiano, tedesco e inglese), un «io» che parla in prima persona e racconta una storia, che è in realtà la storia di tanti con cui gli autori hanno parlato, attraverso il filtro degli artisti. Ribadisce Elena Pugliese: «Ci sono “loro” e ci siamo noi, che ci specchiamo e reagiamo». L’arte contemporanea può essere algida ed elitaria. «È esattamente il contrario di ciò che intendevamo fare», raccontano Elena Pugliese e Kolar Aparna, «volevamo stare con i piedi ben piantati per terra». Si parte dal parco della stazione, con gli auricolari ancora spenti. Vanno accesi al binario 3 della stazione, con lo sguardo verso il nord e le montagne. Là c’è il confine da superare, «ogni ora un treno ci va dritto dentro. Spacca il mio orizzonte. Il suo fischio è un richiamo puntuale a dove andare», ti accompagna la voce, «È dal 2014 che lo sento». La bella Bolzano inganna, dice Kolar Aparna, «arrivi e ti toglie il fiato con la sua luce e il paesaggio, ma la stazione è un luogo di dolore, un ragazzo è morto qui e parlando con tanti operatori abbiamo visto il burn out nei loro occhi». Per chi non riesce a passare il confine, Bolzano diventa la nuova casa, per qualche giorno o per mesi. C’è la speranza e c’è l’incertezza. «Il mondo è diventato una grande sala d’attesa». L’audioguida ti accompagna sul binario 1 e da lì ancora avanti, fuori dalla stazione in via Garibaldi. «Pare che ci sia un tipo di farfalla, anche lei qui non riesce a superare il confine». Un confine si attraversa «con un possesso di requisiti che io non ho». Poi il ritmo diventa incalzante, perché inizia la fase della «Procedura». Impronte digitali, «pratiche, controlli, documenti, registri, colloqui, interpreti, processi verbali, sentenze, regolamenti». Tante domande, nome, cognome, luogo di nascita, famiglia, destinazione, beni. «I ricordi sono una brutta bestia. Non posso raccontarli tutti». E poi «la mia storia, l’unico requisito in mio possesso». Il viaggio insieme termina nel parco davanti alla questura: «Siamo tutti in orbita. Se non ci guardiamo negli occhi, va a finire che non abbiamo niente da dirci». Nel pomeriggio discussione con le artiste, Chiara Rabini (referente comunale per i richiedenti asilo), Antenne migranti, la giurista Claudia Pretto e Alessandro Verona (Unicef), moderatore da Stefan Wallisch. Le audioguide possono essere ritirate al parco della stazione dal giovedì alla domenica, dalle ore 16 alle ore 20. Ogni giovedì incontri con il pubblico. Si parte l’11 maggio, alle ore 18.30 con l’artigiano Bakary Darboe e Lungomare sul tema «La piattaforma del dis/reorientamento». (fr.g.)

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