Minniti, sull’uso dei fondi spunta il dolo 

Per la Procura contabile (che contesta un danno erariale di 64 mila euro) fu eluso il regolamento provinciale


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Sul presunto utilizzo disinvolto dei fondi del gruppo consiliare, ieri la Procura contabile ha contestato all’ex consigliere Mauro Minniti (che ha ricoperto anche il ruolo di presidente del consiglio provinciale) di aver agito con dolo. La procuratrice Alessia Di Gregorio lo ha sottolineato in almeno un paio di passaggi: Minniti è rimasto in consiglio provinciale per quattro legislature e non è credibile - secondo la pubblica accusa contabile - che non sapesse quali fossero i vincoli per l’utilizzo legittimo dei fondi previsti per i gruppi consiliari. E’ proprio per questo che la Procura contabile ha deciso di procedere per dolo (e non per colpa grave). La richiesta risarcitoria confermata ieri in aula ammonta a 64.932 euro. In un primo momento il procedimento era stato avviato ipotizzando un danno erariale di poco superiore ai 70 mila euro, per le somme utilizzate negli anni dal 2011 al 2013. Poi in fase di definitiva quantificazione del presunto danno la somma contestata è stata ridotta come detto a 64.932 euro in considerazione del fatto che al momento del patteggiamento in sede penale l’ex consigliere Minniti ha già risarcito le casse provinciali per 5442 euro. Si trattò di un patteggiamento soft in occasione del quale (nel dicembre di due anni fa) l’ex consigliere provinciale del Popolo delle Libertà e poi de «La Destra» concordò una condanna a quattro mesi di reclusione e 100 mila euro di multa (con sospensione delle pena) solo per finanziamento illecito del partito in considerazione, dunque, solo di una parte delle somme contestate. La Procura lasciò infatti cadere l’accusa più pesante di peculato. Sotto il profilo penale, ovviamente, la vicenda è chiusa ma è stata la magistratura contabile a rimettere tutto in discussione contestando una somma complessiva più consistente. Nell’invito a dedurre inviato all’ex consigliere Minniti (e nel successivo atto di citazione in giudizio) non si fa però completa chiarezza sui criteri logici seguiti nella ricostruzione delle somme contestate. Nei tre anni in discussione Mauro Minniti ha gestito fondi del gruppo consiliare per poco meno di 100 mila euro. Nel 2011 la Procura contabile gli ha contestato il prelevamento in contanti di 33 mila euro, nel 2012 di soli 23 mila euro (perchè alcuni pagamenti furono effettuati con bonifici), per il 2013 i prelevamenti in contanti non sono stati contestati e l’attenzione è stata rivolta solo a 15 mila euro coperti da giustificativi e fatture che la pubblica accusa ritiene non attinenti l’attività istituzionale del gruppo. Ieri in aula la procuratrice Di Gregorio ha sottolineato che il regolamento provinciale vincola l’utilizzo dei fondi all’attività del gruppo e prevede un obbligo di rendicontazione che però, secondo l’avvocato difensore Enrico Lofoco, non sarebbe stato previsto per gli anni 2011 e 2012. Secondo la difesa, dunque, il consigliere Minniti si sarebbe comportato come tutti gli altri consiglieri: si sarebbe cioè attenuto alle disposizioni all’epoca vigenti e alla prassi in atto da anni.

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