«Mio padre, 90 anni, calvario in ospedale» 

La testimonianza: ore di attesa al Pronto soccorso poi in reparto manca personale e ci chiedono aiuto per farlo mangiare e lavarlo


di Valeria Frangipane


BOLZANO. Manca personale, la popolazione invecchia, la riforma della sanità è incompiuta e non esistono alternative all’ospedale perchè non sono state create strutture di supporto.

Va da sè che il San Maurizio - sovraccarico - non ce la fa a rispondere alle esigenze dei numerosissimi pazienti anziani.

E la lettera di protesta della figlia che racconta l’odissea del padre quasi novantenne, inviata all’Alto Adige ed alla direzione del Comprensorio di Bolzano - di cui pubblichiamo alcuni punti salienti - deve far riflettere i vertici Asl.

La firma non compare per precisa richiesta, ma è in calce all’originale. E chi scrive dice provocatoriamente che se un ospedale non riesce ad alimentare e lavare i pazienti - perchè manca personale - lo faccia sapere ai parenti al momento del ricovero che così si organizzano. «Ditemi perché - si legge - ho avuto la sensazione che l’ospedale tenga sedati gli anziani. Ditemi perché occorre attingere alle risorse dei familiari per dar loro un minimo di dignità e sostegno».

Il ricovero. «Il 16 ottobre dopo consulto col medico entro con mio padre al Pronto soccorso per una probabile infezione acuta alle vie urinarie. Arriviamo al triage alle 22.20, papà viene ricoverato dopo mie insistenze alle 5 del mattino del giorno dopo. Il medico avrebbe anche voluto mandarci a casa per ritornare alle 8 del giorno dopo ma papà non era in grado di reggersi in piedi. Era rimasto ore in attesa ed il personale della Croce Rossa a casa gli aveva inserito un catetere. Quindi ho insistito per il ricovero in Medicina. Era un po’ agitato - continua la figlia - ma tutto era abbastanza nella norma vista la situazione. Vive da solo, prende farmaci perchè soffre di alcune patologie, ma è autosufficiente anche nella cura della persona, lucido ed orientato nel tempo e nello spazio. Lo aiuto facendogli la spesa e lo accompagno a fare delle passeggiate. Il 18 ottobre sono andata a trovarlo e l’ho trovato molto strano: parlava in maniera difficoltosa e sembrava non essere completamente in sè. Nel pomeriggio si è alzato dal letto è caduto a terra ed ha sbattuto la testa. Il 19 ottobre mi chiamano dal reparto perché non riescono a gestire la situazione».

Le contenzioni. La signora va al San Maurizio. «L’avevano spostato in una stanza singola con le contenzioni sia nel letto che sulla sedia, sembrava delirasse. Basita, ho chiesto al medico spiegazioni anche perchè non l’avevo mai visto così e mi dicono che si tratta di un delirio dovuto all'età ed alla situazione. Penso alla caduta e chiedo una Tac al cranio ma non ricevo risposta». Il 20 ottobre altra telefonata dall’ospedale.

«Mi parlano di scarsa gestibilità del paziente e sollecitano la mia presenza in reparto. Vado, trovo papà ancora poco lucido e disorientato. Chiedo un colloquio con un medico e la Tac. Finalmente gliela fanno, per fortuna è negativa. Parlo al medico del peggioramento repentino di mio papà (perdita di autonomia, perdita di lucidità e tremori diffusi) e propongo, eventualmente, di valutare la terapia che gli viene somministrata».

Il personale non ce la fa. «Finito il colloquio il personale infermieristico mi chiede di essere presente ai pasti, perché sono in pochi e non riescono a gestire tutti i pazienti (papà aveva cominciato a tremare e non riusciva più a mangiare da solo e quindi andava assistito)». Vista la situazione la signora si attiva. «Trovo persone a pagamento che mi aiutano ad assistere papà ai pasti». La preoccupazione è pesante e torna a chiedere se i farmaci che gli vengono somministrati siano corretti. «Viene modificata la terapia e la situazione migliora nettamente. Mio padre torna lucido ed orientato. Chiedo di attivare una terapia riabilitativa... mio padre era entrato in ospedale sulle sue gambe ma poi è rimasto legato. Il 28 ottobre inizia con la fisioterapia».

Arriva sabato 27 ottobre. La signora spiega che per lei è quasi impossibile chiedere permessi. Ma il paziente per il personale resta di difficile gestione. «E allora mi dicono che le persone che vanno a trovarlo ed aiutarlo - e che io pago - è inutile che facciano le belle statuine ma devono aiutare a lavarlo. Questa ennesima richiesta mi indigna e rispondo che non è compito loro assisterlo ulteriormente. Preciso che mio papà prima di entrare al San Maurizio non aveva mai avuto bisogno di una badante. Questa è quanto. Si deve sapere».













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