Molestie, Muser chiede perdono 

La lettera e l’incontro. Dopo la denuncia del bolzanino Klaus Walter il vescovo gli ha scritto subito una missiva E nei giorni scorsi si sono visti di persona. Il presule ha ribadito il suo dolore per la violenza di un parroco nel 1969



Bolzano. Il bolzanino Klaus Walter aveva denunciato pubblicamente di essere stato molestato da piccolo da un parroco in un paesino dell’Alto Adige. Erano i primi del mese in corso. E, prontamente, il vescovo Ivo Muser gli ha scritto una lettera dove chiede perdono per quanto accaduto «a nome del parroco che le ha procurato questo dolore, ma anche a nome della nostra diocesi e dell’intera Chiesa». Così, il presule in una missiva spedita ancora lo stesso giorno in cui Walter aveva denunciato i fatti. «La lettera del vescovo è stata per me come un riscatto, qualcosa che mi aiuta a guarire da quei ricordi», sottolinea il bolzanino. E qualche giorno fa, dopo lo scritto, c’è stato anche l’incontro tra Klaus Walter e Ivo Muser. Quest’ultimo ha voluto sentire di persona quanto accaduto nel lontano 1969, ripetendo le scuse e dicendosi profondamente addolorato.

La vicenda

Era l’estate del 1969. Klaus Walter aveva solo 13 anni e pascolava le mucche nei prati di Redagno di Sotto, proprio sotto il Corno Bianco. Un paradiso in cui il giovanissimo pastore trascorreva le sue giornate spensierate, ancora lontano dai turbamenti che l’adolescenza aveva in serbo per lui. All’improvviso, però, quel paradiso sprofondò nell’inferno. A cinquant’anni di distanza, Klaus, apprezzato liutaio e volto noto in città grazie ai suoi concerti con pianola, armonica e campanacci, aveva deciso di raccontare la terribile vicenda di cui è stato vittima. «Il parroco salì da me, al pascolo. All’inizio, ero stupito e onorato che un sacerdote decidesse di spendere il suo tempo per starmi vicino, allontanandosi così tanto dal paese. Io sono da sempre molto religioso e pensavo sarebbe venuto a pregare con me. Purtroppo, non mi ci volle molto per capire il motivo di quella presenza perché il sacerdote si mise vicino a me. Troppo vicino, tanto da darmi fastidio. E mi teneva. Mi ha chiesto subito se avevo avuto esperienze sessuali e io non ho capito perché volevo rimanere bambino e a queste cose non pensavo», così il racconto di Walter che poi proseguiva: «Avevo visto nascere dei vitellini e avevo pensato che funzionasse così anche per l’uomo, ma non volevo sapere altro. Ho pensato anche che volesse chiedermi se avevo peccati da confessare e gli ho detto che, a sei anni, avevo giocato al dottore con una bimba vicina di casa e aveva finto di farmi una puntura. Un gioco innocente, senza alcun pensiero alla sessualità. Il parroco mi ha chiesto di mostrargli dove mi aveva fatto la puntura, poi mi ha tirato giù i pantaloni e ha iniziato a toccarmi i genitali. A quel punto, tutto è diventato nero e sono svenuto. Mi sono raggomitolato e i nervi erano talmente tesi che, nei giorni successivi, ero indolenzito e dolorante.È accaduto più volte, purtroppo, e ogni volta era un traumae che si trattava di un pedofilo».

Papa Francesco

Finalmente, la Chiesa di Papa Francesco si sta muovendo per debellare questa piaga. «Trent’anni fa ero determinato a parlare, ma nessuno mi ha dato retta. Vorrei che il vescovo mi scrivesse, vorrei delle scuse, vorrei fosse fatto il nome di quel sacerdote», dise Walter. E la risposta del vescovo Muser è arrivata.













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