Morto il consigliere regionale Adolfo Borga 

L’uomo politico trentino se ne è andato all’età di 56 anni. Cordoglio da parte di partiti e istituzioni



BOLZANO. In questi tempi difficili l’onore delle armi non sempre viene concesso, nemmeno a chi muore. Ma per la scomparsa di Rodolfo Borga, 56 anni, consigliere provinciale di Civica Trentina, non si è sollevata nessuna voce critica, irridente. Nemmeno tra chi la pensava in modo molto diverso da lui, gli “avversari”. A Borga è stata fatale una malattia che gli era stata diagnosticata in estate: l’ex sindaco di Mezzolombardo aveva continuato a fare politica con la grinta e la passione di sempre. Era stato rieletto per la terza volta in Provincia e il governatore Maurizio Fugatti aveva voluto valorizzarne la presenza nominandolo assessore agli enti locali e vicepresidente della Provincia: «Ti aspettiamo, guarisci, abbiamo bisogno della tua esperienza» gli aveva detto abbracciandolo con calore a quella bicchierata che aveva organizzato per festeggiare a spoglio appena concluso, in piazza Italia, il 21 ottobre. Non ce l’ha fatta: se ne è andato alle 1.30 della notte tra venerdì e sabato: lascia la moglie e due figlie. Era già nonno Rodolfo e non ha fatto in tempo a salutare il secondo nipotino che arriverà tra breve. Il funerale si svolgerà domani alle 14.30 a Mezzolombardo, poi sarà tumulato a Tuenno in valle di Non, nelle tomba di famiglia.

In questa legislatura non era voluto mancare alla seduta inaugurale del consiglio provinciale, il 20 novembre. Lo aveva portato in piazza Dante Claudio Chini, l’ex sindaco di Vervò, al suo fianco sin dall’inizio della sua avventura politica. Rodolfo Borga aveva il volto più affilato del solito, una giacca di lana cotta da cacciatore, altra sua grande passione, seconda solo alla politica: «Come sto? Son strac...» si era limitato a commentare il vicepresidente in pectore della Provincia. Il giorno dopo, per la prima seduta del consesso regionale, non se l’era sentita di tornare in quel consiglio dove si era battuto a suon di migliaia di emendamenti. Con grande sforzo, la sua caratteristica voce tonante si era ammorbidita con la malattia, aveva accettato di parlare con il giornale all’indomani dell’assegnazione delle deleghe di giunta da parte del presidente Fugatti. É la sua ultima intervista ed è stata pubblicata il 15 novembre: «Si vuole cambiare, essere davvero discontinui col passato. Quindi è normale che in quest’ottica il presidente Fugatti abbia scelto di inserire nel proprio esecutivo diversi giovani. Possono imparare, senza fretta e senza farsi prendere dalla smania».















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