Museo, il «tesoro» nelle cantine  

Dopo decenni di oblio avviata una catalogazione. Andriollo: «Acceleriamo!»



BOLZANO. Prima un affresco, poi la "patente" di Franz Josef, infine il busto romano: Bolzano sembra non avere un museo ma una miniera inesplorata. Bene per la miniera, un po' meno per l'inesplorata. Tanto che la domanda è: perchè solo adesso? Dice Sandro Repetto, ex assessore alla cultura del Comune: "Il Civico è stato per anni un cantiere. Ma anche la cenerentola tra i musei...". E Juri Andriollo, attuale assessore: "Il nostro? É in fondo un museo mai finito. Anzi, sta iniziando ora ad esserlo, un museo". E dunque la questione riguarda i sotterranei: se stanno emergendo dai magazzini reperti di grande interesse, evidentemente fino a ieri erano stati ignorati. Poco personale? "C'è un dirigente che lo guida e una specialista". Non un esercito..." dicono gli assessori. Ma questa non sembra essere una ragione plausibile. "É che per decenni il Civico si è occupato di altre emergenze e chi lo ha diretto finora non erano manager ma studiosi" spiega Repetto. Eccole le emergenze: 1) prima la costruzione della torre "capitozzata" durante il fascismo, atto politico più che archeologico; 2) poi la scoperta che la torre creava problemi statici e dunque nuovi lavori di sostegno; 3) poi la "depredazione" di reperti da parte di altri musei provinciali o istituzioni; 4) culminate con lo spostamento di tutto l'Archeologico nella casa di Ötzi; 5) infine i restauri mai conclusi ai vari piani. Ma soprattutto lo scarso interesse. L'assessora Patrizia Trincanato aveva fatto elaborare un progetto (7 milioni) per la modernizzazione: mai concluso. E ora anche una interpellanza delle opposizioni (Marco Caruso, consigliere comunale “Il Centrodestra, Uniti per Bolzano”) sulla "possibile presenza di beni archeologici non inventariarti negli scantinati del museo". Che chiede infine di sapere di che morte dovranno morire i suoi depositi. In effetti il nodo è questo: passi per lo scarso interesse politico da parte di innumerevoli giunte, e pure per quello provinciale ma inventario e catalogazione sono stati i due elementi che hanno brillato per la loro assenza. Dicono gli esperti, come ad esempio più volte in passato l'ex dirigente Hannes Obermair: inutile lamentare la scarsa affluenza e piangere sul non eccessivo richiamo ma il museo avrebbe molti più motivi di interesse se avesse valorizzato il suo patrimonio. Dunque, ci sono stati dei vuoti. E ora? "Adesso bisogna accelerare - promette Juri Andriollo - il lavoro già intrapreso dal mio predecessore e soprattutto da funzionari come Anna Vittorio, direttrice di ripartizione. Si è iniziato. E vediamo quante sorprese. Ma occorre finire. Anche con immissione di forze nuove, pur se a tempo". Cinquant'anni di declino hanno tuttavia molte ragioni. La Museumverein accusa il regime di aver interrotto un percorso, negli anni Trenta. Ma la questione si trascina dal dopoguerra, in piena democrazia. Il direttore storico, Niccolò Rasmo, grande studioso, aveva iniziato accumulando nel Civico innumerevoli reperti sparsi per la città che rischiavano di danneggiarsi ulteriormente. Ma alla rinfusa visti i tempi. Poi altre istituzioni provinciali li avevano reclamati ma senza che , di questi, si facesse un inventario ragionato. Poi la vita del museo, schiacciato tra due strade: essere solo della città o anche della Provincia. E ancora l'arrivo di Reimo Lunz, altro grande studioso e archeologo. Ma con l'istituzione sempre col vizio d'origine: l'incertezza degli obiettivi e la precarietà del lavoro amministrativo e di inventario. Risultato: anche quando si sono iniziati i lavori per la riqualificazione del cortile (altro lodevole segno dei tempi nuovi) sono stati trovati durante gli scavi nuovi e sconosciuti tesori. E a seguire, l'apertura di una cassa con dentro uno straordinario affresco, la scoperta delle patenti imperiali, presto anche di molti sigilli cercati invano per anni. L'inventario del Civico che non c'è ancora. E, peggio, non c'è mai stato. I funzionari che vi lavorano da un po' rivendicano i loro (recenti) sforzi. Ma tornando al dunque: quando si vedrà la luce?

"Presto " dicono in assessorato. E forse questa volta c'è da creder loro: è stata accesa finalmente la luce in cantina e sarà difficile spegnerla di nuovo. (p.ca.)















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