PERSONAGGI

Nadija, la ragazza che ha portato la Russia nel cuore di Bolzano

Trentanove anni, Nadiya Tsurkan è di madrelingua russa, ma parla perfettamente anche ucraino e romeno oltre all’italiano imparato in fretta come impiegata tributarista al Caaf della Cgil



BOLZANO. Trentanove anni, Nadiya Tsurkan è di madrelingua russa, ma parla perfettamente anche ucraino e romeno. Oltre all’italiano imparato in fretta come impiegata tributarista al Caaf della Cgil che è dall’altra parte della strada.

È lei la titolare e l’anima del bar “Matrioska” - un nome che ricorda il simbolo dell’arte popolare russa - aperto all’angolo tra via Roma e via Genova dieci anni fa. Era dietro il banco anche a Ferragosto a preparare caffé e scambiare quattro chiacchiere con i pochi bolzanini e le tante badanti rimaste in città; e lo sarà anche a Natale e a Capodanno. Perché il suo è uno di quei locali - nelle zone non centrali della città sono pochi - che rimangono aperti 365 giorni all’anno. La parola “vacanza”, seppur declinata nelle diverse lingue, compare solo raramente nel suo vocabolario.

Il progetto

«A Bolzano - racconta - sono arrivata nel 2007 e ho cominciato a lavorare al Caaf. Mi piaceva, però avevo sempre in testa l’idea di realizzare qualcosa di mio. Un’attività che mi consentisse di far incontrare e conoscere ai bolzanini un po’ di Russia. Volevo diventasse anche un piccolo punto di riferimento per le tante donne moldave, ucraine, romene, russe che lavorano in città. L’ambizione era quella di creare un posto in cui, anche solo per il tempo di un caffé e due chiacchiere nella propria lingua, potessero sentirsi a casa. E magari comprare i prodotti della loro terra, perché quando sei lontana per mesi se non addirittura anni, hai nostalgia pure dei sapori ».

Nadiya si è data da fare; ha chiesto informazioni, si è fatta consiliare dal sindacato e alla fine ha deciso di partecipare al bando della Provincia a sostegno dell’imprenditoria femminile.

«Ho fatto la domanda - ricorda - allegando il progetto. Proprio in via Roma, a due passi dalle passeggiate, avevo visto un locale: credo che in origine fosse un ufficio, vuoto da tempo. Se la Provincia avesse accolto la mia proposta, avrei potuto affittarlo. Il progetto prevedeva che accanto al bar tradizionale ci fosse uno spazio per le “delizie russe”, dove poter trovare dal caviale nero e rosso all’arringa, allo sgombro, al pesce affumicato; poi salumi tipici, dolci, birra russa e Vodka. La mia proposta è piaciuta e la Provincia l’ha sostenuta anche finanziariamente».

Nell’autunno del 2009 l’inizio della nuova avventura: sveglia alle 5 per essere pronta con i primi caffè alle 6 e poi avanti fino alle 23.

«All’inizio è stata dura - racconta - perché ero da sola, adesso invece ho due dipendenti. E poi perché in città sono così tanti i bar che non c’è che l’imbarazzo della scelta. Se vuoi mantenere i clienti e diventare per loro una sorta di punto di riferimento devi esserci sempre: sette giorni su sette, 365 giorni all’anno».

Scommessa riuscita, Nadiya qualche volta riesce anche a concedersi qualche breve vacanza con Giulia, la figlia di sei anni che quest’anno farà la prima elementare in lingua tedesca.

Le lingue

«Voglio che mia figlia impari bene il tedesco; l’italiano lo sa già e a casa, con me e le mie sorelle, parla sempre in russo. Per imparare la grammatica frequenta i corsi tenuti da un’associazione. Ogni tanto mi dice: ma quante lingue devo imparare? Più ne sa e meglio è. Voglio che si senta a casa in questa terra che a me ha dato grandi opportunità».

Ma come mai, poco più che ventenne, ha deciso di lasciare l’Ucraina per trasferirsi a Bolzano?

Il lutto

«Io e Anastasiya, mia sorella gemella, avevamo dodici anni quando in un incidente abbiamo perso mio padre, mia madre e mio fratello. Ci ha cresciute mia sorella Alla, più grande di dieci anni. Abbiamo studiato, ci siamo date da fare nella consapevolezza che eravamo rimaste sole al mondo. Per prima a partire per l’Italia con il marito è stata Alla: si è trovata bene e ha voluto che ci trasferissimo anche noi. Dal 2003 al 2007 sono stata a Napoli; poi siamo arrivate a Bolzano, dove lei abitava. Ora sono in attesa della cittadinanza e in Alto Adige mi trovo bene: fino a pochi mesi fa sono stata anche nella Consulta degli immigrati. Quindi conosco la situazione e devo dire che per gli stranieri che abbiano davvero voglia di lavorare e integrarsi, questo è un paradiso. Perché l’ente pubblico ti sostiene anche finanziariamente se hai dei progetti. Peccato che ci sia chi approfitta della situazione».

Nessuna preoccupazione per l’ondata razzista che sta attraversando da nord a sud il Paese?

«Io dico questo: chi non lavora, va espulso. Qui deve esserci posto solo per chi ha voglia di rimboccarsi le maniche; lavorare, studiare, integrarsi».

 













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