«Non toccate il Brennero I migranti non ci sono più» 

Pan e Baumgartner (Confindustria): la chiusura? Una tragedia per le imprese La Svp: proteggere le frontiere esterne della Ue per tenere aperte quelle interne



BOLZANO. "Insieme e aperti siamo il continente più prospero del pianeta. Se ognuno chiude le sue frontiere diventiamo 28 nani...". Stefan Pan, vice di Confindustria guarda al vertice di Innsbruck e chiede che l’Europa torni ad avere coraggio. Perché, invece che succede? "Che abbiamo paura - insiste l’ex presidente di Assoimprenditori Alto Adige che ora siede alla destra di Vincenzo Boccia, al vertice delle imprese italiane - e l’abbiamo senza ragione, perchè i flussi migratori sono diminuiti dell’80%". E dunque, ecco cosa chiede l’economia al trilaterale Salvini-Seehofer-Kickl che apre giovedì 12 a Innsbruck: che il Brennero resti aperto.

«Chiuso sarebbe una tragedia» insiste Thomas Baumgartner, a capo di Fercam e di tutti gli autotrasportatori italiani di Confindustria. E lo sarebbe non solo per i migranti ma soprattutto per noi, le nostre reti di comunicazione, i prezzi, i costi, la tenuta stessa del sistema Italia. "Vienna vuole chiudere il confine? E allora col Brennero chiude l’economia" aggiunge in modo plastico Claudio Corrarati di Cna. «Le nostre associazioni hanno già calcolato - spiega - i costi di una decisione di questo tipo. Sono assolutamente drammatici...». Insomma, qui non si tratta più (solo) di politica ma di economia. E neppure di etica (i migranti che bussano all’Europa come ultimi del pianeta) ma di conti. È probabilmente anche questa la ragione per la quale Matteo Salvini ha telefonato al suo collega ministro degli interni germanico Horst Seehofer per chiedere ed ottenere un vertice a due prima di quello di Innsbruck. Che si svolgerà, come richiesto dal ministro della Lega, l’11 prossimo, domani. Con 24 ore di anticipo rispetto a quello con anche Vienna. Salvini vuole evidentemente evitare che si saldino gli interessi austriaci con quelli tedesco-bavaresi e imporre dunque a Kurz di tenere aperto il valico in cambio della chiusura dei porti mediterranei. Così che resti libero l’asse nord-sud, Danimarca-Sicilia e si garantisca la libera circolazione interna europea. Dentro questa triangolazione Roma-Berlino-Vienna si gioca una partita complessa ma con al centro noi. E anche l’Euregio. Che è la grande assente in questo contesto. Il Brennero è infatti il solo e unico confine di questa precaria creatura transnazionale: se chiudesse , sarebbe uno smacco anche identitario.

«Non ci voglio nemmeno pensare - chiosa Stefan Pan - e spero nelle rassicurazioni del governatore tirolese Platter che ha assicurato di impegnarsi con Vienna per evitare blocchi. Certo che rivedere riapparire sbarre confinarie e dazi nell’Europa che ha garantito ricchezza e pace vorrebbe dire fare un salto indietro di mezzo secolo». E aggiunge, il vicepresidente di Confidustria che si porrebbe a rischio non solo l’economia e le merci "ma anche l’intera struttura del nostro stato sociale che viene garantito proprio dall’apertura e dai traffici liberi". Su questo piano insiste Baumgartner: "Il nostro export è aumentato in pochi mesi del 5,7%, confermando un trend ormai consolidato. L’Alto Adige si sviluppa con l’export. E la stessa Italia esporta il 75% delle sue merci nei paesi dell’Unione. Vogliamo bloccare tutto questo? Bene, allora prepariamoci alla regressione, alla crisi. E all’aumento dei prezzi. Accettiamo questo per bloccare un fenomeno, quello dei migranti, che al Brennero è ormai quasi scomparso?" È questo il tema, dunque. A cui si aggiunge lo schema Salvini che chiede, in cambio della stretta garantita dal nuovo governo italiano sui confini interni, la garanzia dell’apertura di quelli interni. E promette di riaccogliere migranti provenienti dall’Italia e ora nei paesi confinanti solo a fronte di un impegno comune europeo sul fronte mediterraneo. Naturalmente tutto il mondo economico altoatesino conta sul fatto che le compatibilità degli assi di comunicazione europei rispetto alle interconnessioni economiche continentali siano ben presenti al tavolo di Innsbruck. «Oggi - chiariscono Pan e Baumgartner - parlare di economia italiana o tedesca è fuori dalla storia perchè questi due grandi sistemi sono profondamente interconnessi». Porre in mezzo ad essi degli ostacoli significherebbe togliere ossigeno all’uno e all’altro, indifferentemente. «Che facciamo - taglia corto Claudio Corrarati - ci rimettiamo 7 ore in coda ai confini coi nostri camion tutti i santi giorni. Avete presente che accade quando il Tirolo blocca il Brennero solo per 24 ore, no? Ecco, immaginiamo un’Europa in queste condizioni. Per soffocare la migrazione clandestina soffochiamo l’intera economia. Ne vale la pena?» Sul tema anche l’Obmann Svp, Philipp Achammer: «La strada intrapresa dalla presidenza del consiglio austriaca, cioè proteggere le frontiere esterne dell'Ue per mantenere aperte le frontiere interne, è quella giusta». «Siamo convinti più che mai che ci sia bisogno di misure comuni europee e non nazionali» sulla protezione dei confini, ha aggiunto Achammer, concludendo che, «se dovesse essere presa in considerazione la chiusura del Brennero, e non ce ne fosse bisogno, tutti perderebbero». (p.ca.)















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