Operatori socio sanitari, serve una svolta 

«Fermi dal 2001». L’associazione (600 iscritti) chiede di promuovere nuova formazione e competenze



BOLZANO. L’associazione provinciale Oss (operatori socio sanitari) - che tocca quota 600 iscritti - ha organizzato la conferenza dal titolo “Diamo futuro alla professione dell’Oss”. Organizzata con il sostegno del Tribunale per i diritti del malato la conferenza si è posta obiettivi importanti. Uno dei messaggi che Aposs ha lanciato riguarda la vergognosa assenza e mancanza di progettualità e programmazione, che ha investito, ed investe tutt’ora, coloro che avrebbero dovuto provvedere a professionalizzare ed aggiornare la figura professionale dell’Oss. «Istituita nel 2001, nei 17 anni trascorsi per arrivare ai nostri giorni, coloro che avrebbero dovuto preoccuparsi di sostenere e migliorare la figura dell’Oss attraverso nuovi percorsi di aggiornamento e relative nuove competenze, non hanno fatto nulla. Il mondo negli anni è cambiato ma mai nessuno si è preoccupato di formare l'Oss e renderlo professionalmente al passo coi tempi. L’aspetto drammatico di questa situazione la subiscono certamente gli Oss che tutt'ora sono relegati in "panchina" perché nessuno si interessa realmente della situazione, ma colpisce soprattutto i pazienti, i malati, i residenti delle case di riposo, e tutti coloro che usufruiscono dei servizi del sistema socio-sanitario nel quale l'operatore è, e sarà sempre più necessariamente ingranaggio strategico e fondamentale. Avere una figura professionale che non può esprimere al meglio le proprie potenzialità è da una parte un errore strategico di chi gestisce e dirige il sistema di welfare, dall’altra parte evidenzia e conferma in modo chiaro la totale incapacità e mancanza di obiettivi di chi dell’Oss avrebbe dovuto occuparsi».

Ad approfondire le tematiche sono intervenuti Angelo Minghetti responsabile nazionale di Migep e Stefano Mascheroni, presidente Aposs. Presente in sala il capo Dipartimento sanità dell’assessorato Michael Mayr.

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