Paraplegico per la moto Ora rovinato dal processo 

Il dramma di Marino Bonatti: 4 anni fa si schiantò contro un camion della Seab Ha perso la causa e deve pagare 120 mila euro di spese legali. Ma non ha i soldi


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Una vita distrutta da un attimo di disattenzione e da un pizzico di eccessiva sicurezza. Poi la mazzata anche a livello giudiziario con una sentenza in sede civile che gli assegna la responsabilità totale dell’incidente (avvenuto la mattina del 29 aprile 2013) e lo condanna a risarcire le spese legali dei soggetti chiamati in giudizio. In tutto poco più di 120 mila euro. E’ il dramma di Marino Bonatti, bolzanino di 42 anni (padre di due figlie) che al tempo dei fatti lavorava come tipografo specializzato presso la tipografia “La Bodoniana” in zona industriale. Quella mattina verso le 6.15 si stava recando al lavoro in sella alla sua Kawasaki quando all’incrocio tra via Volta e ponte Resia andò a schiantarsi contro un camion compattatore della Seab in servizio per la raccolta dei rifiuti.

Il sinistro. Marino Bonatti, che da via Resia stava raggiungendo la zona industriale, avrebbe dovuto rispettare l’indicazione di “Stop” a conclusione del ponte per dare precedenza ai mezzi provenienti dallo svincolo dell’arginale. In realtà è probabile che abbia affrontato l’incrocio con eccessiva sicurezza e abbia solo dato un’occhiata alla propria sinistra per verificare l’arrivo di eventuali mezzi. Percepito che non vi era nessuno, avrebbe dato gas alla moto trovandosi però la strada sbarrata da un camion della Seab proveniente da via Volta (su corsia riservata a bus e taxi) che stava svoltando a sinistra per immettersi (nonostante il divieto) lungo l’arginale. L’impatto fu tremendo. Bonatti cercò di sterzare per evitare l’ostacolo ma il parafango posteriore del compattatore Seab arpionò la ruota anteriore della moto ed il centauro fu catapultato contro la struttura del camion per ricadere ad alcuni metri di distanza. Oggi Marino Bonatti, che rimase a lungo in coma e poi in prognosi riservata, è costretto a vivere su una sedia a rotelle. Da metà torace in giù è completamente paralizzato e ha perso ogni sensibilità. Come detto, una vita distrutta anche se i medici hanno fatto il miracolo di strapparlo alla morte.

La sentenza. Da qualche giorno il tribunale civile di Bolzano gli ha inferto una seconda “mazzata”. Nella causa civile intentata contro il conducente del camion (Leo Untertrifaller di San Genesio) , la Seab e la compagnia di assicurazione Itas, il giudice gli ha infatti dato torto assegnandogli la responsabilità dell’incidente al 100 per 100. E così dalla speranza di poter ottenere un adeguato risarcimento (2 milioni e 385 mila euro) per quel camion che, di fatto, gli tagliò la strada, Bonatti si trova ora a fare i conti con una condanna a 120 mila euro di risarcimento alle controparti per le spese legali sostenute e le spese peritali. L’ex tipografo (che ha da poco acceso un mutuo di 180 mila euro per ristrutturare la sua abitazione al fine di adeguarla alle esigenze da paraplegico) non è in grado di pagare e a questo punto le controparti stanno aggredendo la proprietà immobiliare dell’ex moglie (parte attrice nel processo) il cui appartamento è già stato sottoposto a ipoteca.

Il dramma. Marino Bonatti ovviamente non si dà pace e sta valutando l’ipotesi (dopo aver cambiato avvocato) di impugnare la sentenza in appello. Il grosso rischio, però, è di vedersi assegnare - in caso di ulteriore soccombenza - un’altra pesante quota risarcitoria. Il processo in primo grado è stato caratterizzato da una lunga sfida tra periti. A risultare decisiva è stata la ricostruzione della dinamica dell’incidente dell’ingegner Antonio Pietrini (perito del tribunale) secondo il quale la condotta del conducente del camion Seab non avrebbe avuto alcuna incidenza nel dramma nonostante la svolta a sinistra che non avrebbe potuto essere effettuata.

Le perizie. A differenza dell’ingegner Nicola Dinon (consulente del motociclista), il dottor Pietrini ha infatti concluso il proprio elaborato ritenendo provato che Marino Bonatti in sella alla propria Kawasaki arrivò in velocità all’incrocio tra ponte Resia e via Volta, saltando lo stop che - se rispettato - avrebbe comunque evitato l’incidente. Il conducente del camion ha sempre sostenuto che, al momento di iniziare la svolta a sinistra, non aveva notato l’arrivo di alcun motociclista o di altro mezzo e di essersi reso conto dell’incidente a svolta ormai effettuata per l’impatto avvenuto nella parte posteriore destra del camion. Il conducente del camion, infine, non avrebbe percepito il divieto di svolta a sinistra in quanto il cartello stradale relativo era stato girato di 180 gradi e dunque non visibile. Il giudice non ha invece ritenuto fondata la ricostruzione dell’ingegner Dinon secondo il quale la moto della vittima si sarebbe fermata allo stop e al momento dell’impatto avrebbe avuto una velocità non superiore ai 15 chilometri orari. La condanna al risarcimento delle spese legali sostenute dalle controparti è la conseguenza processualmente inevitabile della sentenza che è provvisoriamente esecutiva.

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