Pendolari, sospetti sui parcheggi 

Si teme che incidano sulla disponibilità di posti auto lungo le strade. Il Comune avvia un’indagine


di Paolo Campostrini


BOLZANO. I pendolari restano nel mirino. E ora la notizia è che non lo restano solo quando "pendolano", cioè quando si muovono in entrata e uscita, ma anche quando stanno fermi. Soprattutto quando parcheggiano. Perché l’indagine che è stata commissionata a Stefano Ciurnelli, consulente per la mobilità più o meno sostenibile in arrivo, punta su questo interrogativo: dove vanno i pendolari quando arrivano la mattina e dove sostano?

Il quesito è emerso mettendo insieme una serie di dati, al cui centro c’è questo in particolare: il numero delle auto in entrata non corrisponde al monte parcheggi a pagamento predisposto dal Comune, ed è anche superiore al numero dei box posti a disposizione dagli enti pubblici per i loro pendolanti impiegati. Dove vanno tutti gli altri? Che fine fanno le auto in eccesso? Il sospetto, e da qui la ricerca funzionale alle prossime politiche del Pums ( il piano della mobilità sostenibile), è che usufruiscano di posti auto di proprietà o in affitto dei bolzanini i quali li affittano o subaffittano ai pendolari. E fin qui nulla di illecito. Ma questi stessi bolzanini fanno poi sostare le loro auto allo scoperto, nei parcheggi «bianchi» dei residenti o altrove, così caricando in eccesso il suolo pubblico. «In questo modo salta tutto lo schema delle zone colorate», dicono in Comune.

Quel sistema che fa sì che nei vari quartieri possano parcheggiare gratis i residenti ma agli esterni è richiesto un "obolo" sotto forma di ticket. Ora, dicono sempre gli esperti del municipio, se il pendolare non paga per parcheggiare, in qualche modo dovrà pur farlo in altro modo o sotto altra forma, così da contribuire alla " fatica " che Bolzano impiega per accoglierli in termini di maggior inquinamento ( visto che al 60-70% arrivano in auto) e di code sugli assi viari di penetrazione.

Ecco dunque le ragioni della ricerca ed ecco su quali punti gravita: 1) il rischio di smottamento in tutto lo schema delle zone colorate che verrebbero aggirate dai non residenti; 2) l’aumento del carico delle auto sul suolo pubblico, auto i cui proprietari possiedono comunque un garage magari ottenuto coi contributi pubblici; 3) il mancato "obolo" del pendolare nei confronti della città che lo accoglie (non pagando egli alcuna tassa al capoluogo) pur anche solo sotto forma del ticket per parcheggiare.

Queste le ragioni pratiche che stanno alla base della consulenza sui parcheggi. Poi ve ne sono di strategiche. Ciurnelli ha infatti analizzato tutti i flussi di traffico dei pendolari. Giungendo alla conclusione, abbastanza evidente, che la maggior pressione avviene in due quadranti, il centro storico (sede della gran parte degli uffici provinciali) e la Zona (sede della maggior parte degli uffici e delle aziende). Compiuto questo passaggio, il successivo riguarda appunto i parcheggi, cioè dove e come i pendolari fanno sostare la loro auto. Se emergerà che gran parte di loro usufruisce di posti auto riservati o di proprietà di bolzanini ecco che il municipio dovrà pur rientrare nei mancati introiti dei ticket nelle zone colorate.

E dunque essere in grado di predisporre tutta una serie di misure di filtraggio alternative. Così che, in conclusione, acquisirebbero maggior peso in termini di numeri rilevabili e statistici le cornici progettuali Pums che prevedono, da un lato le limitazioni in entrata per fascia orarie, così da sollecitare l’uso dei mezzi pubblici, e dall’altro («ma come extrema ratio» ha sempre sostenuto il sindaco) dei ticket d’ingresso. Il municipio vuole in sostanza dotarsi di tutti gli strumenti di analisi per affrontare una volta per tutta il nodo delle 90 mila auto in ingresso tutti i giorni senza far piovere misure punitive senza base statistica è potendo così presentarli per la discussione e il confronto anche i sindaci dei Comuni vicini con i quali Bolzano ha aperto da poco un tavolo di confronto e monitoraggio dei dati e delle misure.

Con all’orizzonte l’elemento che potrebbe tagliare la testa al toro: l’aumento dell’inquinamento. In questo caso le misure di blocchi all’ingresso scatterebbero in automatico. Dunque, aspettiamo l’inverno.

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