Pichler Rolle si ritira a sorpresaTheiner sarà l'Obmann Svp

Elmar Pichler Rolle si è ritirato dalla competizione per diventare nuovo Obmann della Svp: a questo punto resta candidato unico Richard Theiner, in coppia col vice Widmann. «Una scelta per non spaccare di più il partito» è la versione ufficiale di entrambi. Incalzante il pressing dopo una settimana di riunioni-fiume con Theiner e il «regista» Siegfried Brugger conclusa con l’accordo: «Sì, lo scontro interno doveva finire». Determinante il deficit da 5,2 milioni.
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Elmar Pichler Rolle si è ritirato dalla competizione per diventare nuovo Obmann della Svp. Ieri l’annuncio. A Merano il 18 aprile saluterà i delegati e lascerà Richard Theiner come unico candidato. «Una scelta per non spaccare ulteriormente il partito» è la versione ufficiale di entrambi, visto il consenso crescente dell’ex Obmann. Incalzante il pressing. E’ terminata l’altra sera la discussione-fiume con Theiner e il «regista» Siegfried Brugger conclusa con l’accordo. Determinante il deficit da 5,2 milioni.

La notizia del ritiro è arrivata con una conferenza stampa nel venerdì di passione prima della Pasqua.  Dal tavolo con Thomas Widmann e Martha Stocker (candidati vice), Brugger, Pichler Rolle e Theiner è arrivato l’annuncio che «ci sarà un solo candidato Obmann: Theiner».

Una decisione, riassume Pichler Rolle, presa in nome «della squadra, perché i vertici e la base del partito non vogliono più litigi». Theiner aggiunge: «La Svp deve ritrovare forza come team. Con Pichler Rolle possiamo collaborare».

E’ stato detto molto in conferenza stampa ed eloquenti sono stati i visi di chi ha trascorso la settimana in un confronto continuo, pesante. Martha Stocker senza un sorriso, teso Theiner, Pichler Rolle pronto a ripetere «sono assolutamente sereno».

L’Obmann dimissionario aveva di fronte a sé la prospettiva di ottenere a Merano un buon risultato, probabilmente superiore al 40 per cento ottenuto nelle primarie dei circondari. Forse addirittura vincere con un colpo a sorpresa della base Svp. Ma dopo? Nel primo caso sarebbe stato un perdente dignitoso, con la responsabilità di avere certificato definitivamente la frattura del partito quasi al 50-50.
Nel secondo caso, avrebbe avuto davanti a sé tre anni di mandato in trincea. I big del partito, che l’hanno messo in minoranza negli organismi dirigenti, non sono disposti ad accettare una settimana di gestione in più di un Obmann accusato di incapacità organizzativa, temperamento accentratore, inaffidabilità. Secondo i retroscena, tutto questo gli è stato prospettato senza metafore nella maratona di trattative iniziata lunedì dopo la Parteileitung in cui è esploso l’allarme dei revisori dei conti sul deficit da 5,2 milioni di euro e conclusa giovedì sera con l’accordo sul ritiro di Pichler Rolle. Il debito sarebbe una delle chiavi per comprendere quanto accaduto. Un Pichler Rolle confermato Obmann si sarebbe trovato a gestire un partito immerso in un piano di risanamento finanziario sensibile ad ogni spiraglio di vento.

La versione più accreditata viene così sintetizzata dal capogruppo dei Verdi in consiglio provinciale Riccardo Dello Sbarba, spettatore interessato: «Nella crocifissione dell’Obmann caduta esattamente il Venerdì santo ci sono aspetti più oscuri di queli che si vogliono presentare. Risvolti legati al debito. Il consenso attorno a Pichler Rolle era in crescita, le primarie per le europee sono state un successo: nel partito qualcuno ha avuto i brividi che potesse farcela. A quel punto l’offensiva interna sul deficit è cresciuta di tono e per la prima volta è stato agitato il rischio dell’insolvibilità. Le lobby economiche del partito hanno fatto capire che senza il loro sostegno c’era la prospettiva di portare i libri in tribunale».

Pichler Rolle nega di essere stato costretto alla rinuncia: «C’è stato un pressing, questo è sotto gli occhi di tutti, ed è andato in crescendo. Ma la decisione è mia. Ho deciso che andare avanti avrebbe significato cercare solo un mio potere personale: e poi cosa avrei fatto di un partito in frantumi? Meglio fermarsi prima del congresso, dopo sarebbe stato peggio». L’Obmann avrà anche calcolato che questa uscita di scena «per il bene del partito» gli garantisce ancora spazio. «Lavoreremo insieme», chiarisce Theiner.

«Sta a lui», chiarisce Brugger, «Il nuovo Presidium valorizza il ruolo del capogruppo provinciale. Il merito si conquista sul campo». Pichler Rolle di sicuro sfrutterà la propria immagine di uomo della «base», il termine che ha utilizzato in continuazione ieri. «E cosa accadrà alla prossima elezione di Obmann nessuno lo può dire né promettere», si tiene la porta aperta. Theiner, Obmann in pectore, sottolinea: «Nessuno ha chiesto a Pichler Rolle di ritirarsi». E sulle votazioni del congresso, che ormai nessuno conoscerà, l’assessore provinciale precisa: «Ci sarei arrivato con il 60 per cento raccolto nei circondari, un netto vantaggio».













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