«Piste affollate, il video è un errore ma il problema c’è» 

Le scuse di Gajer: «Ho inoltrato le immagini in buona fede» Gli albergatori: «Irresponsabile». Hofer: «Da noi non è così»


di Davide Pasquali ; w; Gli albergatori.


BOLZANO. È bufera sul presidente altoatesino del Corpo nazionale soccorso alpino del Cai, Giorgio Gajer, per il video riguardo al superaffollamento sulle piste da sci diffuso dal Cnsas e un cui fermoimmagine è stato pubblicato ieri dal nostro giornale. Peccato la pista non fosse affatto quella citata dal presidente Gajer. Un errore di cui ci scusiamo, innanzitutto con i lettori, gli operatori turistici della Gardena, il Consorzio impianti a fune Val Gardena e la società Saslong che gestisce l’omonima pista. Anche lo stesso Gajer chiede venia, precisando: «Ho inoltrato il video al giornale in buona fede, avevo chiesto conferma ai miei conoscenti gardenesi. Non sapevo si trattasse di immagini riprese su una pista austriaca. Anche io sono rimasto vittima di questo fake. Ma ciò non muta la situazione. Non ha importanza di che pista si parli in dettaglio. In Dolomiti, anzi, sull’intero Arco alpino, ormai la situazione sulle piste da sci è al collasso. È un tema da affrontare, non da ignorare».

Gli albergatori. «La foto apparsa sull’Alto Adige giovedì 21 febbraio in prima pagina non mostra la pista Saslong in val Gardena, bensì una pista del comprensorio sciistico di Hochzillertal sulla discesa verso la valle di Kaltenbach». Lo ha chiarito ieri l’Unione Albergatori e pubblici esercenti Hgv in una nota. «Troviamo piuttosto allarmante il fatto che il Corpo nazionale del soccorso alpino del Cai e il suo presidente Giorgio Gajer attribuiscano questa foto alla pista Saslong senza alcuna verifica e, così facendo, mettano in pessima luce la regione per sport invernali della val Gardena», afferma Judith Kelder Schenk, presidentessa del gruppo locale della val Gardena dell’Hgv. Attualmente gli operatori turistici della valle sono soddisfatti della stagione turistica. «Però parlare di piste completamente sovraffollate, attraverso le quali non si riesce neanche a soccorrere i feriti, è assolutamente fuori luogo e scatena soltanto allarmismi inutili», continua l’Hgv. «La discussione avviata dal presidente del Soccorso alpino del Cai Gajer a proposito delle piste sovraffollate della val Gardena sulla base di un video falso è da considerarsi irresponsabile. La regione turistica della val Gardena punta da anni sulla qualità nel turismo e lavora costantemente per aumentare la sicurezza sulle piste da sci», conclude Judith Kelder Schenk. E allega una foto scattata sulla Saslong ieri. Con solo una dozzina di sciatori in pista.

Gli impiantisti. La società Saslong, pretendendo una doverosa rettifica, ha preferito non commentare l’accaduto. «Non si tratta della Saslong né di una pista della Gardena, da noi le reti di protezione sono di colore diverso, la pista è più ampia, non ci sono pali dell’illuminazione, la neve è tirata alla perfezione», sottolineano dal consorzio turistico Dolomites Gardena, il cui presidente, Ambros Hofer, si limita a un laconico: «L’episodio si commenta da sé. Che a volte le piste siano affollate può capitare, ma da noi mai così».

Il consorzio. «Se l’obiettivo era quello di fare un discorso generico sull’alta frequentazione delle piste, titolare “Delirio Saslong” e scrivere “la iperaffollata Saslong” in didascalia non è a nostro avviso corretto, si tratta evidentemente di una notizia non vera», precisa il presidente del consorzio impianti a fune Val Gardena-Alpe di Siusi, Paolo Cappadozzi. In quanto alla qualità del turismo sciistico in Dolomiti, messa in dubbio dal presidente del Cnsas Alto Adige Gajer, prosegue Cappadozzi, «i numeri dicono il contrario: la gente non verrebbe più a sciare da noi, se la qualità e la “vivibilità” delle nostre piste non fossero garantite. Abbiamo invece crescite nel numero delle visite ogni anno e questo la dice lunga». Inoltre, «gli impiantisti investono cospicue risorse economiche per garantire la sicurezza degli utenti in ottemperanza alle severe leggi vigenti in materia e per offrire agli sciatori piste perfette ogni giorno». Infine: «In quanto a qualità delle piste, in condizioni normali, siamo sicuri che le nostre sono di qualità nettamente superiore a quella pubblicata in prima pagina dal giornale».

La replica del Cnsas. «Non si può pretendere che io conosca ogni curva di tutte le piste altoatesine», replica Gajer. «Mi spiace che mi siano arrivate informazioni sbagliate. Ma a seguito dell’articolo ho ricevuto innumerevoli segnali di stima. La situazione, da Madonna di Campiglio al Sella Ronda al San Pellegrino è nota: sembra di essere in piazza San Marco a Carnevale. È un macello su tutto l’Arco alpino, mica solo qui da noi». Gajer non sa come si potrebbe risolvere. «Non credo avrebbe senso introdurre il numero chiuso. I pittogrammi per indirizzare gli sciatori non bastano mica. Sono consapevole che impiantisti e albergatori investano, e molto, su impianti super-modernissimi». E dagli investimenti, ovvio, ci si attende un ritorno. «Ma bisognerebbe studiare come gestire al meglio questa massa di persone. Quando c’è così tanta gente in pista, ne va della sicurezza. Ho sbagliato il nome del pista, ma il tema c’è tutto e sarebbe il caso di parlarne, di affrontarlo».













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