Preso il rapinatore della gioielleria 

Incastrato dalle telecamere. Oltrisarco, è un bolzanino di 45 anni senza fissa dimora e con numerosi precedenti penali alle spalle Un agente della Squadra Volante lo ha riconosciuto nelle immagini e conferme sono arrivate anche da alcuni testimoni oculari dell’assalto



Bolzano. Il 31 luglio scorso, pistola in pugno e volto coperto, era entrato nella gioielleria Doriguzzi, in via Claudia Augusta, e, dopo aver terrorizzato la titolare, se n’era andato con medagliette e crocifissi in oro per un valore di circa 4 mila euro. Lunedì, gli agenti della Squadra mobile di Bolzano hanno eseguito un ordine di custodia cautelare nei confronti del presunto rapinatore e lo hanno trasferito nel carcere di via Dante. Si tratta di un quarantacinquenne bolzanino, attualmente senza fissa dimora - dorme in automobile – e con numerosi precedenti penali alle spalle a cui gli investigatori della Mobile sono arrivati grazie all’esame delle immagini raccolte dalle telecamere presenti nella zona attorno alla chiesa del Santissimo Rosario, sempre in via Claudia Augusta. Sotto il portico dell’edificio accanto al tempio, infatti, il rapinatore aveva abbandonato il borsone utilizzato durante l’assalto alla gioielleria. Esaminando i video, un agente della Squadra Volante, forte di una lunga esperienza sul territorio, ha creduto di riconoscere il malvivente. Da lì, hanno preso il via le successive verifiche che l’altro ieri hanno portato all’arresto dell’uomo. Per ora non sono stati trovati né il bottino né l’arma utilizzata quel 31 luglio, ma l’uomo è stato riconosciuto anche da alcuni testimoni oculari dell’assalto. Gli specialisti della Polizia scientifica, inoltre, avevano prelevato campioni di Dna dal borsone abbandonato e la comparazione con quello dell’arrestato potrebbe fornire una prova schiacciante sulle responsabilità dell’uomo. Quel mercoledì pomeriggio - erano circa le 17.30 - dietro il banco della gioielleria, c’era Vilma Trevisan, 83 anni, titolare dell’attività, al civico 43 di via Claudia Augusta, insieme al marito Aldo Doriguzzi. Una rapina a mano armata in piena regola, messa a segno in pieno giorno, proprio quando Aldo s’era assentato qualche minuto, per andare a bere il caffè nel bar di fronte, lasciando sola la moglie. L’azione era stata fulminea. «È entrato – aveva raccontato Vilma – e mi ha detto di dargli tutto l’oro. Gli ho detto che tutto quello che avevo era esposto, qui, al banco, perché a fine anno chiuderemo l’attività. Ero spaventata e urlavo». Le grida di Vilma avevano richiamato l’attenzione di alcune passanti che, intuito cosa stava accadendo, avevano subito avvisato Al Watar Osama e da Fallaha Ahmad Labied della vicina pizzeria Rusty. I due pizzaioli erano usciti, brandendo un grosso mattarello di legno, per soccorrere Vilma, ma si erano imbattuti nel rapinatore che, arraffati gli oggetti in oro esposti nel bancone, stava uscendo dalla gioielleria. «Non avvicinatevi – aveva ringhiato il bandito, mostrando loro la pistola – o faccio un casino». Invito che era stato saggiamente accolto dai due pur coraggiosi soccorritori. L’uomo incappucciato aveva approfittato di quell’attimo di esitazione, aveva attraversato la strada e imboccato via Damiano Chiesa, proprio di fronte alla gioielleria, allontanandosi di buon passo, ma senza mostrare grande fretta. Scatta l’allarme.

Era arrivata la polizia e, passato lo spavento, Vilma aveva avuto un lieve mancamento. Niente di grave, per fortuna. Gli investigatori s’erano messi subito al lavoro e, qualche minuto più tardi, avevano trovato il borsone usato durante la rapina. Il malvivente lo aveva abbandonato sotto il porticato della palazzina che si trova accanto alla chiesa del Santissimo Rosario, poche centinaia di metri a sud della gioielleria Doriguzzi. Una scelta, quella di abbandonare il borsone in un luogo tanto sorvegliato, che si è rivelata fatale per quello che è considerato l’autore del colpo. Per Aldo e Vilma, invece, uno spavento terribile, arrivato a soli pochi mesi dalla chiusura del negozio, dopo 57 anni di onorata attività.

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