Prof del Torricelli in vacanza ritrova un’ancora antica 

La scoperta. Daniele Vita, docente di Storia dell’Arte al liceo “Torricelli” ha scoperto un reperto del VI secolo a.C. sulla costa di Portopalo in Sicilia portato a riva dalla corrente. È stata presa in consegna dalla Sovrintendenza del Mare 



Bolzano. «È stata un’emozione grandissima che rende indimenticabile questa vacanza: quello che all’occhio di uno che non sia un addetto ai lavori o un appassionato poteva sembrare un sasso, è in realtà un’ancora litica risalente al VI secolo avanti Cristo. L’ho trovato nell’istmo di terra di fronte all’isola delle Correnti». Daniele Vita, originario di Agrigento e docente di Disegno e Storia dell’Arte al liceo “Torricelli” di Bolzano, si emoziona quando racconta del ritrovamento fatto alcuni giorni fa.

L’insegnante siciliano si è imbattuto nel prezioso reperto archeologico mentre si trovava a Portopalo, dove sta trascorrendo le vacanze assieme alla moglie.

«Mi stavo guardando intorno – racconta – godendomi la pace di quel luogo fantastico. Quando ho notato quella roccia che aveva qualcosa di diverso dalle altre. Mi ha incuriosito e ho voluto andare a vedere. Io sono un appassionato in particolare di storia antica. Sono nato nella Valle dei Templi ed è lì che, ancora bambino, mi sono innamorato della materia. E per questo che ho capito che quello che spuntava dalla sabbia non era un sasso qualsiasi».

È così che il professor Vita ha scoperto che quella roccia con un buco in mezzo è un ancora litica di epoca arcaica, utilizzata nelle imbarcazioni provenienti da Cipro e Creta.

«Sono sicuro - dice il docente di Disegno e Storia dell’arte - che sia un’ancora litica anche se avremo la certezza dopo le opportune verifiche della Soprintendenza».

Si tratterebbe di un reperto di particolare interesse archeologico, di forma ovoidale con un foro in una estremità, di dimensioni di 50×70 centimetri, risalente probabilmente al VI secolo avanti Cristo.

Il docente ha immediatamente contattato i carabinieri e sul posto è giunto il comandante della stazione dell’Arma di Portopalo, il luogotenente Giuseppe Brundo. Il reperto è stato preso in consegna dai militari dell’Arma ed è stata immediatamente avvertita la Soprintendenza del Mare per le verifiche.

«In genere – spiega Vita – queste ancore si trovano nei fondali antistanti la costa siciliana. In questo caso, molto probabilmente, è stata trasportata dalla corrente riuscendo ad oltrepassare il varco tra la terra e l’isola, finendo sugli scogli. Sicuramente era lì da molto tempo, ma nessuno se n’è accorto perché se non sei un addetto ai lavori o un appassionato, non puoi capire che quello non è un sasso qualsiasi».

Le ancore litiche spiegano gli archeologi sono pietre informi o appena sbozzate. Dal peso però è possibile stimare con una certa approssimazione le dimensioni delle navi che le trasportavano.

Inoltre la tecnica di lavorazione della pietra o dell’esecuzione del foro possono talvolta indicare l’antichità dei reperti.

Quando gli scafi divennero più grandi il progresso tecnico portò ad inserire nelle ancore litiche dei pioli in legno (in fori appositamente ricavati), che permettevano un miglior "ancoraggio" sul fondale, limitando il peso complessivo dell’ancora e quindi una maggiore manovrabilità della stessa.

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