Quelli che resistono: “Zennaro” 

Nel declino di Corso Libertà, la storica pescheria non molla: nonostante megastore e supermercati



BOLZANO. «Negli anni Cinquanta, quando abbiamo aperto qui in Corso Libertà, nessuno ci voleva perché c’era l’idea che una pescheria - nel cuore della città nuova - avrebbe svilito l’edificio appena costruito. Del resto, allora a Bolzano in pochi mangiavano pesce. Quelli che osavano di più arrivavano a comprare baccalà e trota».

In Corso Libertà, in questi anni, c’è stato un forte turn over e oggi i negozi chiusi sono più d’uno: Gianni Zennaro è tra coloro che da 65 anni - il traguardo è stato festeggiato l’anno scorso - resistono nonostante la concorrenza fortissima di megastore e supermercati.

Accanto a lui - dietro al banco e alla cassa - la moglie Erica Filippi, la figlia Katja ( l’altra figlia Laura è maestra d’asilo) e tre commesse.

In negozio, su una mensola, il modellino di un “bragozzo”.

«È da lì che è partito tutto - dice Gianni Zennaro -: Ernesto, il nonno materno, era originario di Chioggia e aveva una flotta di dieci bragozzi, le barche da laguna con il fondo piatto. La pesca, come lavoro e come passione, lui ce l’aveva nel sangue. Tanto che quando tutta la famiglia si è trasferita a Bolzano, hanno deciso di far scoprire anche alla gente di montagna il pesce che allora era uno “sconosciuto”».

Nonno Ernesto il venerdì andava con il triciclo in piazza Matteotti a vendere il pesce, mentre la moglie aveva un negozietto dalle parti di Corso Libertà.

Sempre nel Corso c’era anche Gino Zennaro, il padre di Gianni, che invece veniva da una famiglia contadina: aveva un banco di frutta e verdura dove oggi c’è la gelateria; e coltivava i prodotti nei terreni dove di lì a poco sarebbe partita l’edificazione della zona, tutta in stile razionalista.

Poi, nel ’52, la decisione di fare il salto di qualità, acquistando dei locali all’interno del palazzo che avevano appena finito di costruire: Gianni e suo fratello Tonino hanno cominciato a lavorare lì che erano ragazzi.

«Mio padre si era indebitato fino all’osso per comprare il negozio, ma non c’erano alternative. In affitto non ce lo avrebbero mai dato, perché nessuno avrebbe voluto avere qui una pescheria. Sono stati anni di sacrifici: tutti i lunedì si partiva con il camion per andare a rifornirsi a Chioggia. Adesso il pesce arriva fresco ogni giorno».

Nel frattempo anche i bolzanini hanno “scoperto” il pesce. «Noi - spiega Erika Filippi che ha lavorato per anni in Regione, prima di andare dietro il banco della pescheria - abbiamo una clientela fissa che viene ormai da anni. Intere generazioni sono passate da noi. Accanto agli habitué ci sono coloro che arrivano solo ed esclusivamente per le grandi occasioni o per il pranzo di Natale. Dopo tanti anni, conosco i gusti e le storie di molti miei clienti. Vengono qui per comprare il pesce, chiedere consigli per come cucinarlo e poi si fermano a scambiare due chiacchiere. Il negozio di vicinato serve anche a questo».

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