Repetto: e adesso giro tutta la provincia 

Neo consigliere provinciale, oggi le dimissioni dal Comune: «Il Pd deve ripartire, guai arrendersi»



BOLZANO. Sandro Repetto questa mattina parteciperà all’ultima seduta di giunta, poi una visita alla Assb per i saluti e infine il passaggio delle consegne con Anna Vittorio (direttrice della ripartizione Cultura). A quel punto già oggi pomeriggio, al più tardi domani mattina, depositerà le dimissioni da consigliere comunale e assessore, passando il testimone al sindaco Renzo Caramaschi per la delibera della chiamata in giunta di Juri Andriollo.

Repetto lascia il Comune dopo 29 anni come consigliere o assessore. Giovedì nell’ultima seduta del Consiglio, il capogruppo della Svp Sebastian Seehauser gli ha regalato un mazzo di fiori. Ma alla Svp Repetto, che inizia la nuova vita come consigliere provinciale del Pd, dovrà fare opposizione. Una svolta epocale nella politica altoatesina.

Quali sono i suoi pensieri nel lasciare il Comune?

«Ho passato qui buona parte della vita adulta. Il Comune è la mia storia. Ma era giusto cambiare. Arrivo in Provincia per inaugurare una fase storica completamente diversa. Non l’avevo immaginata così».

Manca un anno e mezzo alle elezioni comunali: quali progetti lascia aperti come assessore a cultura, sociale e patrimonio?

«E’ tempo di mettere a regime la razionalizzazione dei distretti sociali con la nuova direttrice della Assb Liliana Di Fede. Sempre nel sociale arrivano le gare per la tecnologia del progetto “Abitare sicuro”, che riguarderà 60 alloggi. Nella cultura il 2020 sarà l’anno in cui si raccoglieranno i frutti della fusione delle fondazioni Busoni e Mahler. E poi ovviamente c’è il progetto di apertura del terzo piano del Museo Civico e la partita del polo museale, decollerà o si cercheranno alternative?».

Rimpianti nel lasciare?

«Il mio rimpianto è stato non fare il sindaco, ma accanto a Renzo Caramaschi ho imparato molto. Questo bagaglio lo porterò in consiglio provinciale».

Eletto, ma non assessore...

«Peccato, il progetto era garantire un collegamento diretto con il sindaco per i progetti su Bolzano. Si sarebbe potuto dare una dignità forte al capoluogo. C’è il rapporto tra il sindaco e il presidente Arno Kompatscher, per fortuna, ma quale sarà l’impatto per Bolzano dei due assessori leghisti, nessuno dei quali bolzanino? L’accordo con la Lega nasce anche grazie al mondo dei contadini Svp. Una ipoteca, temo, per il mondo urbano. Il problema è che Bolzano ha bisogno da subito di attenzione sul sociale».

Lei è un moderato per definizione, nonché governativo. Come si calerà nel ruolo di consigliere di opposizione?

«Controllo sulle leggi e interrogazioni in Consiglio. E molta attività fuori sede».

In che senso?

«Ho intenzione di girare il più possibile la provincia per fare capire che il Pd c’è. Naturalmente ho bisogno di un partito forte accanto a me. Dobbiamo tenerci saldi i rapporti con associazioni e realtà economiche, aprire il partito, provare a riallacciare i rapporti con chi se n’è andato. Dobbiamo fare capire che ci siamo e siamo autorevoli».

Pensa alle comunali del 2020?

«Certo, non dobbiamo assolutamente pensare che sia tutto perduto. Ma per Bolzano, parliamoci chiaro, l’unica carta da giocare è il Caramaschi bis».

Ci sono otto eletti italiani in consiglio provinciale. Immagina possibile fare squadra su alcuni temi? E si confronterà con la Lega?

«Ci potranno essere fronti su cui trovarci insieme con gli eletti del gruppo italiano. Ma farò opposizione e mi confronterò con i gruppi affini a noi, a partire dai Verdi. E anche con il Team Köllensperger, perché no?». (fr.g.)

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