Roulotte data alle fiamme Una vendetta tra nomadi 

Ieri il via al processo al presunto attentatore che venne salvato in extremis Ha deposto anche un giovane bolzanino che intervenne evitando una tragedia



BOLZANO. Un atto di crudele vendetta che solo per un caso fortuito non portò a conseguenze drammatiche. Ieri in tribunale a Bolzano è iniziato il processo a carico di un cittadino nomade accusato di aver dato fuoco alla roulotte di un altro zingaro alla periferia sud della città ove, nel 2016, era sorto un piccolo campo di accoglienza con alcune roulotte.

L’imputato deve rispondere di incendio doloso. I fatti risalgono all’aprile di quattro anni fa. Chi è accusato di aver appiccato le fiamme incurante delle conseguenze, è un nomade che quella stessa sera rimase ferito e che rischiò conseguenze drammatiche in quanto parzialmente investito dalle fiamme alimentate con benzina.

Gli inquirenti hanno sempre parlato di un criminale atto di vendetta tra nomadi di etnia diversa. Alla fine a rimetterci fu un povero cagnolino che si trovava all’interno del mezzo dato alle fiamme e che venne trovato carbonizzato. In effetti la roulotte andò completamente distrutta. Nessuno, tra gli altri ospiti provvisori del campo nomadi, intervenne preoccupato delle conseguenze dell’incendio.

In effetti fu l’intervento di un coraggioso ragazzo bolzanino, Cristian Pezzolato (che si trovava in zona nei pressi della Salewa per un documentario Rai) ad evitare possibili conseguenze gravi. Fu proprio Pezzolato ad avvistare per primo la colonna di fumo e a correre nei pressi della roulotte ormai avvolta dalle fiamme nei pressi della quale un uomo era rimasto a terra privo di sensi. L’intervento del giovane bolzanino (sentito in tribunale in qualità di testimone) fu provvidenziale.

L’uomo rimasto esanime a terra venne salvato e fu trasportato in ospedale . L’inchiesta portò ben presto ad accertare la natura dolosa delle fiamme ed il coinvolgimento, in qualità di presunto attentatore, dell’uomo che era rimasto esanime a terra.

Si tratta di un nomade che ora ha fatto perdere le sue tracce e che, dunque, non è in aula a rispondere del reato a lui contestato.

La Procura però ritiene, anche sulla base delle verifiche tecniche dei periti, che sia stato proprio lui, quella notte, ad appiccare le fiamme. L’udienza è stata aggiornata ai primi di luglio in quanto nel corso dell’udienza è emerso che il proprietario della roulotte è attualmente rinchiuso nel carcere di Bolzano per scontare altre condanne.

Il giudice ha dunque la possibilità di ottenere la presenza in aula della parte lesa che dovrebbe essere in grado di ricostruire cosa avvenne quella sera e, soprattutto, di spiegare il possibile movente di chi quella notte decise di agire senza preoccuparsi delle possibili conseguenze. (ma.be.)

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