S.Maria, medici italiani per l’operazione rilancio

Nel nuovo team - con Engl e Rabensteiner - Marega, Ferrara, Spinelli e Bombelli Suor Miriam: «Faremo sentire tutti a casa». L’ad Gruber: qualità ancora più alta


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Alla clinica Santa Maria è partita l'operazione rilancio. Ad illustrarla sono stati ieri l'amministratore delegato Gerhard Gruber e suor Miriam, che intendono sfruttare di più e meglio gli ambulatori interni alla struttura e soprattutto potenziare, da subito, lo staff di specialisti. L'unica uscita (probabile) sarà quella del l'equipe di ortopedia, ma in compenso sono stati reclutati - con il contributo del consulente responsabile dell’area commerciale Christian Franchi - il ginecologo ed ex primario di Brunico Bruno Engl (noto anche per l'impegno sul fronte eterologa), Roberto Ferrara (chirurgia generale e proctologia), l'ortopedico di fama nazionale Luca Marega (ha già all'attivo migliaia di protesi all'anca e al ginocchio), Patrizia Spinelli (oculistica), l'ortopedico Marco Bombelli e sta per essere definito anche l'arrivo della ginecologa Angelika Rabensteiner. Apprezzato, in clinica, anche il contributo della nutrizionista Barbara Borzaga e della psicologa Francesca Zucali.

Del resto i numeri della clinica sono importanti e l'obiettivo per il breve-medio periodo è quello di crescere puntando sulla qualità del servizio. «Facciamo poco meno di 3 mila interventi chirurgici l'anno, abbiamo quattro sale operatorie e 50 posti destinati alla chirurgia (sono 117 in totale ndr). Il bilancio si attesta sui 13 milioni. Per molte operazioni, oggi, si sono accorciati notevolmente i tempi di recupero dei pazienti e nella nostra pianificazione ne abbiamo tenuto conto».

Tra i nuovi specialisti molti sono di lingua italiana. «La nostra intenzione è far sentire tutti i pazienti a casa», sottolinea suor Miriam (delle Terziarie di San Francesco), che nella gestione della casa di cura mira a tenere in debita considerazione anche l'aspetto sociale. «Oggi in clinica lavorano solo cinque suore, quasi tutte con un part-time, ma i dipendenti sono poco più di cento. Ed a loro mi sento legata in modo particolare».

In quest'operazione di rilancio sono stati tenuti in debita considerazione anche settori altrettanto importanti come dermatologia, otorinolaringoiatria e urologia. «Siamo una realtà privata e dobbiamo far quadrare i conti ma nella gestione del personale abbiamo un'attenzione superiore alla media. Il licenziamento di un collaboratore che non fa ciò che deve per noi è sempre l'ultima soluzione. Prima cerchiamo di recuperarlo, anche perché dietro a lui c'è una famiglia. Questa scelta si spiega anche con la presenza delle suore». Suore che hanno deciso di dotarsi di un amministratore delegato per gestire la casa di cura dal 2000. Sull'uscita (probabile) di alcuni ortopedici oggi ancora in clinica Gruber aggiunge: «Ufficialmente non me lo hanno ancora detto. Ma se anche dovesse succedere, tra due anni, sapremo farci trovare pronti. Rispetto le aspirazioni professionali di tutti, come è giusto che sia». Suor Miriam spiega così le ultime mosse della casa di cura. «Chi si ferma è perduto. E noi vogliamo fare la nostra strada, anche se a volte ciò significa rinunciare ad un convenzionamento e ad entrate certe. L'ultima parola, poi, spetta ai pazienti, che sono al centro del nostro progetto di rilancio».

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