Sale sulla bici e non “scende” per 4 mesi 

Andrea Marcellino è partito per un giro sul Garda di pochi giorni, è arrivato fino in Portogallo. Andata e ritorno


di Monica Marabese


BOLZANO. «Se chiudo gli occhi e lascio emergere il ricordo di quei mesi, più che i paesaggi appaiono i gesti. Gli sconti ai campeggi, la bambina che mi dà l'elastico per i capelli, l'uomo che tiene la tenda nel vento, il poliziotto che mi affianca in moto e si preoccupa del mio casco senza insistere oltre... Un milione di attenzioni e di piccole premure che rendono il viaggio sopportabile e poi bello».

Come un maratoneta ma in bici e non a piedi. È partito un venerdì di giugno, con l'idea di tornare entro il weekend, massimo entro la fine della settimana successiva. Andrea Marcellino invece, non è tornato la domenica, ma ben 4 mesi più tardi, dopo aver percorso 8,000 km in sella alla sua bici. Equipaggiato con il minimo indispensabile, il bolzanino (36 anni) ha portato a termine un'impresa da “record”, percorrendo quasi 100 km al giorno. «Ho sempre fatto vacanze in bici, ma questo è stato sicuramente il mio viaggio più lungo ed intenso».

Andrea Marcellino è partito in direzione lago di Garda, meta classica per gli appassionati di bici. Una volta arrivato sul Garda, decide un cambio di rotta, per evitare il caldo ed i troppi turisti, dirigendosi verso la Svizzera. «Ho seguito il fresco e mi sono imbattuto in questo paese meraviglioso, che avevo erroneamente sottovalutato». Il viaggio si fa sempre più interessante e la sorpresa svizzera induce Marcellino a proseguire, arrivando fino in Francia, dove si trova ad attraversare una natura selvaggia e incontaminata. «Non credo che un viaggio si possa pianificare a tavolino, quindi pedalavo e mi lasciavo sorprendere, senza mete precise. Viaggiavo in direzione oceano e per arrivarci ho attraversato una lunga pineta, nella quale diverse volte sono rimasto bloccato nella sabbia, ma alla fine sono arrivato in mezzo ai surfisti, alla spiaggia Soorts-Hossegor». Passato dalla giacca al costume, Marcellino prosegue sulla costa oceanica fino in Spagna, dove festeggia anche il compleanno. «Mi chiedevo costantemente: che faccio, torno? Tenevo sempre a mente una strada per chiudere il viaggio, ma alla fine non tornavo mai». Si susseguono paesaggi bellissimi ed incontri divertenti, fino ad arrivare in Portogallo. «Dopo circa 3000 chilometri pedalati, il Portogallo mi appariva incomprensibile e misterioso. Per strada mi ha superato “Ricardo”, un cicloturista che si sgranchiva le gambe attorno a casa sua, per poi tornare a casa dai suoi bambini. La mia fortuna è stato incontrarlo, perché ho finalmente potuto mettere da parte la mappa e mi sono fatto “portare”».

Dopo tanto pedalare arriva fino alla costa sud, molto differente dal resto del paese. Campeggi pieni, turisti e tanto caldo, spingono Marcellino di nuovo in Spagna, ma sta volta sulla costa meridionale. «Ricordo che mi sono ritrovato a pedalare con quaranta gradi. Mangiavo poco e bevevo tanto, tipo 5 litri e più. Dopo una foratura su sterrato, sono rimasto senz'acqua per una ventina di chilometri. Immaginatevi la mia gioia quando ho incontrato una jeep, con a bordo un contadino che aveva delle taniche d'acqua. Era molto gentile e non ha neanche voluto in cambio il mio vino».

Il viaggio prosegue, fino ad arrivare a soli 15 chilometri dall'Africa. Abbandonato l'oceano, Marcellino prosegue lungo il Mediterraneo «Ho risalito la costa andalusa velocemente. Ma il tempo in Spagna mi stava squagliando, niente pioggia e niente verde… non faceva per me».

Al quarto mese di viaggio, un momento di sconforto. «Passata Barcellona mi sono svegliato nella tenda in preda ad uno shock anafilattico, probabilmente causato da una puntura d'insetto». Nonostante questo l'avventura continua, ed abbandonata la costa, tra fiumi, laghi, verde e belle cittadine arrivano gli imprevisti. «Il vento, da seccatura è diventato pericoloso e una volta mi ha addirittura buttato fuori strada. Ricordo una sera, nella quale mi sono dovuto accampare con raffiche a 50 km/h. Per fortuna sono venuti ad aiutarmi due uomini molto gentili. Quella è stata una nottata sul filo del rasoio». Passata la Spagna si torna in territorio francese dove ad attendere il ciclista ci sono pioggia, fango, forature di ruote e di materassino. «Dopo l'ultimo nuvoloso tratto di costa francese, all'estrema periferia di Genova, mi sono inoltrato verso l'interno. Come in ogni viaggio a cominciare da quando ero piccolo, arriva il giorno in cui saluti il mare. In quel caso l'ho fatto in Liguria… ».

Un viaggio all'apparenza solitario, ma in realtà ricco di incontri, che termina da dov'è cominciato: Bolzano.

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