Sarchi e il conflitto tra individuo e collettività

Oggi pomeriggio la scrittrice sarà a Laives per presentare il suo romanzo «Violazione»


di Giovanni Accardo


LAIVES. L’esordiente Alessandra Sarchi col romanzo Violazione (pubblicato da Einaudi e vincitore del premio “Paolo Volponi”) racconta il conflitto tra gli interessi individuali e le regole imposte dalla collettività, in un mondo dove gli abusi e i soprusi sono diventati la normalità, dove qualcuno, ad esempio, ritiene normale infierire su un ragazzo di diciannove anni, solo perché è straniero e magari clandestino. La vicenda si svolge nella ricca e civile Bologna, dove chi amministra, però, chiude gli occhi di fronte alle illegalità, se da questo può ricavare un utile personale.

Oggi, alle 18.30, Alessandra Sarchi presenterà il libro al Festival di Laives (piazzetta del Municipio). Per l’occasione l’abbiamo intervistata.

Tema centrale del romanzo mi pare il rapporto, ma forse sarebbe meglio dire il conflitto, che c’è tra l’uomo e la Natura. È così?

«Il tema della natura è uno di quelli di lungo corso nella cultura occidentale. L’agire umano è in grado di provocare cambiamenti perfino più grandi e irreversibili di quelli causati dai fenomeni atmosferici o tellurici. Da ciò dovrebbe conseguire una grande responsabilità nel pensare il mondo e gestirne le risorse. Nel mio romanzo ogni personaggio rappresenta una diversa e possibile declinazione del rapporto con ciò che chiamiamo naturale».

Tra le violazioni di cui narra il romanzo c’è quella contro un immigrato diciannovenne clandestino e perciò particolarmente vulnerabile.

«Jon è un moldavo che da clandestino raggiunge la madre in Italia, senza documenti è praticamente “inesistente” per l’imprenditore Primo Draghi, che ne tollera la presenza nella tenuta i Cinque Pini, salvo poi non esitare a infierire su di lui non appena Jon rivendica una logica di rispetto delle regole che Draghi invece con protervia vìola regolarmente. Il personaggio di Jon è un Davide contro Golia che esce sconfitto dallo scontro, ma è anche l’unico del romanzo che non viene mai meno ai propri ideali».

Ci sono poi i traffici tra la politica e gli amministratori che dovrebbero tutelare il territorio, salvaguardandolo dalla distruzione ed evitando tragedie, come le frane che spesso causano morti, e proprio La frana s’intitola l’ultima parte del libro.

«Nel mio romanzo ho esplorato una dimensione in cui responsabilità pubbliche e private si intrecciano. Lo sfruttamento del territorio in Italia è frutto di diverse cause convergenti. C’è un problema irrisolto di rapporto con la cultura contadina e agreste di cui il paese con furia e scarsa lungimiranza ha voluto liberarsi nel dopoguerra, nella fase del boom economico. C’è un’idea di sviluppo che guida i governi e gli amministratori che si potrebbe giudicare irrazionale, perché basata sull’assunto che territorio e risorse siano infiniti e infinitamente rinnovabili».













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Valeria Frangipane

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