Scioglilingua, «preoccupati per i finanziamenti pubblici» 

Lezioni di italiano ai migranti. Trentasei insegnanti volontari ma le spese di affitto e gestione sono elevate Con la nuova giunta provinciale si spera di mantenere le sovvenzioni. «Il rione ci ha metabolizzato, non fateci chiudere»


Davide Pasquali


bolzano. Si chiama Scioglilingua. Trentasei fra insegnanti ed ex insegnanti impegnati nell’aiutare migranti, profughi, richiedenti asilo ad imparare l’italiano. Una realtà che si appoggia in piccola parte su aiuti pubblici, ma per lo più sul volontariato. La sede sta in via Torino 67, nella ex portineria delle case popolari costruite sotto il Fascismo per gli operai della Zona. Come racconta Annamaria Molin, «nell’ambito della settimana antirazzista, abbiamo organizzato queste porte aperte. Siamo qui da tanti anni, la nostra realtà è stata metabolizzata, ma abbiamo bisogno che la gente capisca cosa facciamo». Cibi etnici, mercatino dell’usato («dove ognuno prende ciò che gli serve e se può lascia qualcosa»), libri viventi - ossia ragazzi che raccontano a chi lo desidera la loro storia. «Ogni settimana abbiamo 10 gruppi, che vengono tre volte a settimana, per un totale di sei ore. Insegniamo loro l’italiano. Ci sono poi quattro gruppi, otto ore a settimana, imparano il tedesco». La scuola di Scioglilingua è un luogo di accoglienza, di incontro, di condivisione. Come racconta Barbara Calvi, ci sono africani ma non solo. «Costa d’Avorio, Nigeria, Mali, Ghana, Gambia, curdi soprattutto iracheni, albanesi anche non giovanissimi, 40-50 anni, ci sono persone da Cuba, dalla Thailandia, tanti ultimamente anche dall’America Latina: Colombia, Perù, Venezuela. In questi mesi, molte le donne, giunte a Bolzano coi ricongiugimenti familiari. Anche di una certa età. C’è chi, ormai cresciuti i bimbi, tira un sospiro di sollievo e può dedicarsi alla lingua. C’è chi la parla ma non è in grado di leggerla o scriverla».

In questo momento storico in cui le destre, in Italia, in Alto Adige, nel resto del mondo, pare abbiano il sopravvento, i timori non mancano. Anche se nel concreto, nella quotidianità, segnali di allarme non se ne vedono. «All’inizio era più difficile», chiariscono le volontarie. Sono arrivati anche esposti, si è stati sgridati, questioni di condominio. Oggi le cose vanno molto meglio. Ma la preoccupazione c’è. «Abbiamo diverse persone dell’emergenza freddo, che adesso chiuderà. Sarà dura, tanti dormiranno in strada, sotto i ponti. Possiamo accoglierli al mattino, al pomeriggio, ma non di notte, non per farsi una doccia». E poi c’è la questione politico-economica. Scioglilingua necessita di 14 mila euro l’anno, 10 mila arrivano dalla Provincia, assessorato alla cultura, ufficio bilinguismo. Con la nuova giunta non si sa come funzionerà. «Speriamo si continui a sostenerci». Anche perché, se la Provincia dovesse pagare trenta insegnanti di lingua spenderebbe molto di più.

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