Se ne va il pastore luterano Aprì la chiesa ai profughi

Lascia Bolzano per tornare in Germania. Mise subito a disposizione dei migranti l’edificio sacro di via Col di Lana. «Ho fatto quello che dice il Vangelo: accogliere»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. La sua chiesa è stata una delle prime ad aprirsi. «Beh, è grande e fresca - dice Marcus Friedrich - qualcuno ci ha anche dormito tranquillo». Era due anni fa. I giorni dei primi arrivi "visibili" dei profughi. Dall'Africa, dall'Iraq con le strutture dell'accoglienza ancora in rodaggio. Marcus Friedrich si fa chiamare anche parroco, se proprio uno vuole. Ma lui è un pastore. E la sua chiesa è quella evangelica luterana, in via Col di Lana. Era capitato che alcuni dei volontari di «Binario 1» fossero suoi fedeli, ragazzi che frequentano la comunità. Ne hanno parlato. «Cosa dice pastore, possiamo provare a farli venire qui?». Marcus Friedrich ha gli occhi chiari e i capelli scuri, viene da un paesino tedesco che più a nord non si può, ai confini con la Danimarca. Parla un tedesco bellissimo e un italiano approfondito qui e iniziato a studiare bene quando ha saputo che l'avrebbero mandato a Bolzano. Sette anni fa ormai. E ieri, davanti ai suoi "fratelli nella fede" e in una chiesa piena come un uovo e bianca come sanno essere solo le chiese riformate, ha festeggiato la fine del suo mandato “italiano”. Una festa. Perché la sua giurisdizione non è solo Bolzano. Parte da Vipiteno, tocca Trento e Rovereto e arriva fino al lago di Garda. Il vecchio Tirolo. Anzi, la antica roccaforte controriformistica. Perché è da Trento, dal concilio tridentino, che la chiesa di Roma ha iniziato la sua secolare offensiva contro i luterani e tutti gli eretici del nord. Terra di confine, questa, per la Riforma. Ma ieri tanta musica nella sua chiesa neogotica. Bambini vocianti per nulla intimiditi dal rito, rito famigliare, senza paramenti, tutti a cantare, qualche inno in tedesco, qualche altro in latino. Anche ospiti cristiani non riformati. Un bell'esempio di dialogo ecumenico senza tanti formalismi. «Se siamo stati la prima chiesa ad aprirsi ai profughi? Non lo so». Marcus Friedrich non fa statistiche. Non si ricorda neppure quanti. Ma ora spiega: «Leggiamo il vangelo tutti i giorni, ascoltiamo la sua parola dunque... basta fare uno più uno. Cosa dice Gesù? Aiutate i poveri, gli afflitti, chi scappa dalla sua terra e va in una terra sconosciuta». “Binario 1” è stata la prima linea di fronte che provava a dare una mano già vicino ai treni agli immigrati che aspettavano sulle banchine di sapere qualcosa del loro destino. La polizia austriaca a controllare, quella italiana altrettanto ma con un occhio anche alle persone e ai loro bisogni, la politica impaurita dai numeri e dai social. In quei giorni o mesi, la chiesa di via Col di Lana è stata un punto di riferimento importante accanto alle altre comunità cristiane della città. «Abbiamo anche iniziato a cucinare - ricorda il pastore - con i volontari a darci una mano ma anche con gente della nostra comunità tra i fornelli. Poi si è pensato di accogliere anche la notte». Sui numeri Marcus Friedrich taglia corto: «Non badavamo alla quantità. E anche adesso importa poco. Quello che si poteva si è fatto». E adesso? "«Già due anni fa erano scese in campo le altre organizzazioni cristiane. Noi siamo piccoli, siamo minoranza. Altri sono più grandi di noi. La Caritas, ad esempio, ha fatto e fa un grande lavoro». Concorrenza? Nessuna. Ognuno fa quello che si sente di fare. Ma, in prospettiva, quello dell'accoglienza è stato un inedito esempio di dialogo ecumenico nei fatti, sul campo. Senza troppi fronzoli. I cristiani coscienti di esserlo si sono semplicemente parlati, organizzati da soli, hanno alzato il telefono, aperto le loro porte, trovato sinergie tra organizzazioni separate da qualche rito ma uniti dal medesimo entusiasmo evangelico. Come va, per il resto, questo dialogo, pastore? «Meglio di prima. È da almeno 50 anni che si sono aperti nuovi spiragli. Per il Papa, Lutero non è più un nemico. Non si parla di eresie ma di strade per arrivare allo stesso punto. Certo, restano le diversità. Quelle di base, elementari...». Ad esempio la "santa cena". Nel pane dell'ostia c'è il corpo vero di Cristo o la celebrazione è, nella sostanza, “in ricordo di lui”? Cose che oggi sembrano solo forme ma che nei secoli sono costate sangue e dolore, guerre senza. A Bolzano oggi il dialogo tra la curia, la chiesa cattolica e i luterani è stretto. «Coi delegati cattolici per il dialogo ecumenico ci parliamo molto. C'è una bellissima collaborazione con Mario Gretter a Bolzano. O con Alessandro Martinelli a Trento. Questo Papa? È per aprirsi. Lo ha detto: stiamo vicini alle chiese storiche, gli ortodossi, i luterani». La comunità di Marcus Friedrich conta almeno 550 fedeli. Ieri non c'erano tutti perché non tutti sono a Bolzano ma è stata, per tutti, una festa. C'erano anche i figli del pastore. «Sono due. E io sono sposato da 20 anni». Oggi ne ha 49 e la sua prossima destinazione sarà la Germania. «Andrò nello Schleswig, a Rendsburg». Sempre a Nord, su un altro confine.













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