Il presidente Amort, Duzzi ed Steger portano avanti la proposta in merito al nuovo ordinamento commerciale

«Serve un'authority per i megastore»

L'Unione: «Zone produttive e residenziali, capire che fare prima che sia tardi»


Davide Fodor


BOLZANO. L'introduzione di un'authority provinciale dotata di potere vincolante in merito all'insediamento di grandi attività commerciali nelle zone produttive ed in quelle residenziali poste fuori dai centri urbani. È questa l'ambiziosa proposta su cui lavora l'Unione in merito al nuovo ordinamento sul commercio. Ordinamento - disciplinato con la legge provinciale nº 7 del 16 marzo scorso e realizzato allo scopo di recepire a livello locale le direttive statali proposte dal governo Monti in ambito di liberalizzazioni. Nel corso della conferenza stampa, il presidente dell'Unione Walter Amort, il vicepresidente Dado Duzzi ed il direttore Dieter Steger si sono trovati concordi nel sottolineare «i miglioramenti apportati a livello locale a seguito della discussione che ha riguardato l'iniziale proposta di legge», ma hanno anche sottolineato il proprio rammarico «per il mancato sfruttamento degli spazi di manovra che sarebbero stati concessi dalle competenze di autonomia esistenti sia sotto il profilo procedurale che sotto quello contenutistico». Entrando nel dettaglio della normativa, l'Unione ha espresso soddisfazione per l'accoglimento di alcune richieste ritenute fondamentali: il mantenimento del divieto di effettuare il commercio al dettaglio nelle zone produttive, cui ha fatto seguito lo stralcio delle "isole commerciali" inizialmente previste nelle stesse zone produttive; una continuità nella regolamentazione degli orari d'esercizio; l'importanza dell'ordinamento urbanistico nella regolamentazione del commercio al dettaglio nelle zone produttive; uno sviluppo del commercio finalizzato alla vitalità di paesi e centri urbani. Critiche aspre non sono tuttavia mancate ed hanno riguardato in primo luogo l'assenza di una valutazione di merito sull'inserimento dei grandi insediamenti commerciali nelle zone produttive ed in quelle residenziali esterne al centro storico. «Una lacuna legislativa che avrebbe come rischio principale quello di essere costretti a sostenere costi davvero elevati in caso di un passo indietro reso magari necessario da un annullamento, anche parziale, della Corte Costituzionale per questioni di competenza. - ha spiegato Steger -. Viceversa, con una risposta pubblica in tempi utili si garantirebbero un giusto equilibrio per un'elevata fetta della popolazione e la necessaria equità sociale». Una duplice condizione che secondo i rappresentanti dell'associazione potrebbe essere raggiunta tramite l'introduzione di un'apposita commissione professionale locale, atta appunto a pronunciarsi sull'eventuale ingresso di "attività che possiedono una superficie superiore indicativamente ai 5-600 metri quadri" - ha concluso Steger, non prima comunque di aver esteso il problema alle zone ad alto rischio ambientale, quali ad esempio le aree in prossimità dell'A22 o di altre strade trafficate. I vertici dell'Unione hanno quindi criticato la mancanza di una legge transitoria atta a garantire una graduale adozione da parte dei diversi Consigli regionali per quanto concerne le liberalizzazioni in materia di apertura di nuovi negozi: "L'iniziale scadenza era prevista proprio per ieri ed invece è stata spostata al 30 settembre - ha spiegato Amort -. Pur avendo di fatto ammesso la necessità di un lasso temporale maggiore per il recepimento di una nuova disposizione su una materia tanto complessa, non si è tuttavia sfruttata l'opportunità di utilizzare una legge transitoria per arrivare poi ad una normativa definitiva maggiormente ponderata».













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